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Sanatoria immigrazione a rischio fallimento a causa di norme poco chiare e incongruenti, che pretendono requisiti impossibili per la maggior parte dei lavoratori intenzionati a regolarizzarsi: lo denuncia con forza la Cgil regionale Emilia Romagna di fronte all’evidenza dei numeri. A metà percorso, infatti (dati di sabato 28 settembre scorso), in Emilia Romagna le domande presentate sono 3.746, un numero irrisorio rispetto alle 50.000 attese e rispetto anche ai dati della sanatoria 2009: nel periodo corrispondente la sola somma tra le domande di Bologna e Modena aveva toccato il numero di 5.821.
Sul piano nazionale, i dati dicono che sono state presentate 38.960 domande, meno della metà (41,3%) delle 94.122 inviate nel 2009 nel periodo corrispondente (il totale delle domande inviate al Ministero nel 2009 ammontava a 295.126 sul piano nazionale e a 30.124 in regione).
La Cgil Emilia Romagna ha tenuto oggi una conferenza stampa per lanciare l’allarme e sostenere le richieste avanzate dal tavolo nazionale immigrazione, con una lettera inviata proprio venerdì scorso ai ministeri interessati, con l’obiettivo di correggere l’interpretazione di alcune norme del decreto per ampliare la platea dei beneficiari e prorogare di almeno un mese la scadenza del 15 ottobre.
“Le norme sembrano fatte apposta – ha rimarcato nell’incontro con i giornalisti Mirto Bassoli, della segreteria Cgil regionale – per non far emergere, se non in minima parte, il lavoro irregolare collegato all’immigrazione in Italia. Penso all’obbligo di dimostrare la presenza nel paese da prima del 31 dicembre 2011 ad oggi, certificata addirittura con documenti di organismi pubblici: un’assurdità, tanto più considerando che queste persone devono fare i conti, dal 2009, con il reato di clandestinità.”
Un esempio particolarmente calzante in proposito, che riguarda l’Emilia Romagna, è quello delle tante bandati e colf attive nelle zone terremotate, rientrate nei paesi d’origine all’indomani del sisma e in gran parte oggi tornate al lavoro: una palese ingiustizia che non possano accedere alla regolarizzazione.
In attesa delle risposte del governo alle richieste del Tavolo immigrazione, la Cgil regionale si prepara comunque al dopo e annuncia il ricorso a tutti gli strumenti possibili, comprese azioni legali e interventi presso gli organi ispettivi e di vigilanza, per far emergere i rapporti di lavoro irregolari che coinvolgono lavoratori stranieri, con l’obiettivo di regolarizzarli come vuole la Direttiva europea (52/2009) che la sanatoria avrebbe dovuto recepire e che invece nel concreto purtroppo contraddice.