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“Le politiche del governo non rispettano la sanità pubblica”, “Senza medici restano solo i miracoli”, “Nei prossimi anni mancheranno 45 mila medici e dirigenti sanitari”. Questo si legge in alcuni dei cartelli esposti dalle centinaia di medici del Servizio sanitario nazionale che da stamani (mercoledì 17 ottobre) manifestano a Roma, in piazza Montecitorio (davanti alla Camera dei deputati). La protesta è organizzata da tutte le sigle sindacali dei dirigenti medici del Ssn e dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici.
Le questioni poste dai “camici bianchi” sono molte. “Anzitutto l'assunzione di personale, perché mancheranno a breve 20 mila medici e 50 mila infermieri”, spiega Andrea Filippi, segretario della Fp Cgil medici: “Ci sono poi l'allargamento delle borse di specializzazione, lo stop alle violenze sui medici, il rinnovo del contratto. Siamo stanchi, non possiamo pagare noi per le inefficienze del sistema sanitario che non è finanziato adeguatamente”. E così conclude: “Oggi siamo in piazza, ma a che punto dobbiamo arrivare? Lo scopo di questo governo, come dei precedenti, è quello di distruggere il Servizio sanitario nazionale”.
I sindacati hanno anche già indetto due giornate di sciopero a novembre (venerdì 9 e venerdì 23). Medici e dirigenti sanitari (aderenti a Anaao Assomed, Cimo, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm Federazione Veterinari e Medici, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, e Uil Fpl Coordinamento nazionale delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria, Sanitaria) sottolineano che il miliardo di euro messo a disposizione dal governo nel Def era già stato stanziato dall'esecutivo guidato da Gentiloni. Rivendicano un “contratto dignitoso” e denunciano il sottofinanziamento del sistema (dal 2009 in poi gli investimenti in sanità si sono ridotti dello 0,3 per cento ogni anno).
Alla base delle rivendicazioni c’è soprattutto il finanziamento del Fondo sanitario nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i nuovi Lea ai cittadini e per onorare i contratti di lavoro scaduti da dieci anni. “È spregevole – scrivono – mettere in competizione, su risorse insufficienti, il diritto alla cura dei cittadini e quello a un dignitoso contratto di lavoro per i professionisti che quelle cure devono erogare”. Tra le richieste ci sono poi gli aumenti contrattuali previsti per il restante pubblico impiego, “risolvendo in via definitiva l'annosa questione del riconoscimento dell'indennità di esclusività di rapporto nella loro massa salariale”.
Ma i medici chiedono anche il “superamento, alla firma del contratto, del congelamento al 2016 del trattamento accessorio posto dalla legge Madia, restituendo la retribuzione individuale di anzianità dei dirigenti pensionati”, “patrimonio contrattuale irrinunciabile delle categorie, ai fondi aziendali per assicurare le risorse necessarie per carriere e disagio”. Infine, tra le richieste c’è anche la cancellazione del blocco della spesa per il personale della sanità, fissato al dato 2004 ridotto dell'1,4 per cento, “per facilitare il turnover del personale aprendo una grande stagione di assunzioni nel Ssn in grado di far fronte nei prossimi cinque anni al pensionamento del 40 per cento dei medici, veterinari e dirigenti sanitari attualmente operanti come dipendenti”, completando così “i percorsi di stabilizzazione dei precari della dirigenza, avviati con la legge Madia, ma ancora disattesi in molte Regioni”. Oltre che la previsione nella legge di bilancio “del finanziamento di quota parte del contratto 2019-2021, o perlomeno dell'indennità di vacanza contrattuale, anche per sfuggire al sospetto di un nuovo blocco contrattuale”.