In risposta alla lettera di Poste Italiane, che chiedeva il consenso al piano di tariffazioni elaborato con Fieg, Mediacoop ribadisce in una nota la propria "sorpresa per la trasformazione del tavolo, promosso dal sottosegretario Letta dopo il decreto che aboliva le agevolazioni postali del 1 aprile 2010, in trattative bilaterali che certamente non hanno migliorato la condizione di estrema difficoltà in cui sono stati posti gli editori nel momento in cui è stato, senza alcun preavviso, consentito a Poste Italiane spa di applicare la tariffa piena alle spedizioni postali di giornali, periodici e libri".

Mediacoop, si legge nel comunicato, "ha dichiarato di aderire all’ipotesi elaborata con Fieg, proprio per lo stato di grave disagio in cui si trovano le imprese, richiamando l’attenzione su situazioni e condizioni che violano le indicazioni date all’atto della costituzione del tavolo delle trattative e il principio (costituzionale) della parità all’accesso dell’informazione".

Come ha avuto modo di sottilineare anche al sottosegretario Bonaiuti nell’incontro del 5 agosto, l'associazione ricorda che, al momento dell’avvio della trattativa, "il sottosegretario Letta ha indicato con chiarezza che il 'tavolo' doveva trovare un'intesa che avrebbe avuto applicazione a partire dall’1 aprile 2010, essendo evidente che il decreto del governo che sopprimeva le tariffe agevolate introduceva una distorsione nei costi delle aziende che doveva essere se non sanata quantomeno attutita". La richiesta di Mediacoop è che "questo impegno sia rispettato, almeno nella sostanza, magari, come proposto nel corso delle trattative, attraverso un significativo slittamento nel passaggio dalla prima alle successive annualità tariffarie".

L'associazione ritiene che sia "perfino di dubbia costituzionalità il fatto che l’accesso alla medesima informazione abbia costi diversificati a seconda della distanza dalla fonte che, in altri termini, costi meno a chi abita nelle grandi città e di più per chi abita nei paesi o nelle frazioni più lontane dalle città. Questo è inaccettabile e non si può chiedere che se ne faccia carico chi produce l’informazione perché si introdurrebbe un ulteriore distorsione legata alle dimensioni economiche e alle specificità editoriali delle testate, potendo, le più grandi meglio spalmare questa differenza di costi".

Così conclude la nota: "Proprio perché non si consolidi un indirizzo che di fatto penalizza il contributo informativo minore (per dimensioni di fatturato) o quello critico, Mediacoop ha rinnovato la richiesta che alle testate minori sia garantita la miglior condizione così come, non a caso, previsto dalla legislazione mai abrogata".