"Dietro queste pagine sui maggiori quotidiani si nasconde un'assunzione di responsabilità da parte nostra. In questo momento di particolare crisi per il paese, mettiamo sul tavolo 3mila nuovi posti di lavoro e, indirettamente, invitiamo altre aziende e le istituzioni a darsi da fare. E mettiamo al centro dell'attenzione ciò che è contenuto nel primo articolo della Costituzione italiana e che dovrà essere al centro dell'agenda politica nei prossimi mesi e anni: il lavoro". Così Tommaso Valle, responsabile comunicazione di McDonald's Italia, spiega a Labitalia gli obiettivi della campagna di comunicazione lanciata dall'azienda per annunciare la creazione di 3mila nuovi posti di lavoro nel paese nei prossimi tre anni, di cui 1.100 in quest'anno.

"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". E' il primo articolo della Costituzione a 'campeggiare' sulla campagna di comunicazione della multinazionale. "Oggi sotto l'insegna Mc Donald's in Italia - spiega Valle - convivono due realtà: quella della multinazionale presente in tutto il mondo, e quella dei piccoli imprenditori licenziatari dei nostri ristoranti in tutta la penisola. Abbiamo 16.700 dipendenti, ci sentiamo parte integrante di questo paese", sostiene.

La Filcams Cgil nazionale risponde alla campagna mediatica di McDonald’s. "Apprendiamo da diversi organi di informazione che la McDonald’s Development Italy Inc. sarebbe intenzionata, nell’arco del prossimo triennio, a effettuare 3 mila assunzioni, anche in considerazione della prevista apertura di diversi nuovi punti di ristorazione. La stessa multinazionale ha evidenziato, come se questo costituisse particolare virtuosismo imprenditoriale, che i lavoratori sono puntualmente retribuiti, che le assunzioni avvengono nel rispetto della legge e che ai 16mila dipendenti viene regolarmente applicato il contratto collettivo nazionale del turismo”.

In realtà, spiega un comunicato della Filcams Cgil nazionale, "le patinate comunicazioni pubblicitarie alle quali ormai da qualche anno l’azienda ci ha abituato necessitano di alcune precisazioni che consentano di comprendere compiutamente il contesto". Per la Filcams Cgil, infatti, McDonald’s è una di quelle "rare multinazionali del comparto della ristorazione commerciale/veloce, se non l’unica, a essersi sistematicamente sottratta al confronto in ordine alla condivisione di un contratto integrativo aziendale".

A oggi le relazioni sindacali con l’azienda, a livello nazionale, sono pressoché inesistenti
, spiega il sindacato, né elementi di conforto pervengono dal livello territoriale, che continua storicamente a risentire di forti criticità. "Si tratta, tanto per intenderci - continua la nota - della medesima società che recentemente, soltanto in seguito a forti sollecitazioni da parte del sindacato, ha corrisposto l’elemento di garanzia previsto dal contratto nazionale per quelle aziende che siano sprovviste di contrattazione integrativa".

Continua la nota: "Gli investimenti già attuati e quelli preventivati, la prospettiva di nuove aperture, il numero di dipendenti attualmente in forza, l’importante incidenza di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e le assunzioni previste rappresentano un dato indiscutibilmente rilevante ma parziale".

La Filcams Cgil sottolinea come il tema della qualità occupazionale in McDonald’s, non altrettanto pubblicizzato, è da anni uno degli assi portanti delle rivendicazioni sindacali: "l’80 per cento dei lavoratori, non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale/festivo". Quelli menzionati, spiega il comunicato, "sono i tratti distintivi di un rapporto di lavoro di cui peraltro McDonald’s omette di specificare l’alto indice di precarietà, le inevitabili implicazioni di carattere reddituale e l’impossibilità di avere il tempo necessario per la cura dei propri affetti e della propria salute psicofisica".