La situazione della Mazal Global Solutions è drammatica. L’azienda, un tempo leader nel settore riscossione tributi, dal mese di giugno 2016 si trova in amministrazione straordinaria per evitare il fallimento e per permettere alla società, ai dipendenti, agli enti locali di non vedere ancora una volta sfumati soldi, attività, e soprattutto diritti.

La Mazal, secondo il j'accuse dei sindacati è stata gestita negli anni da “discutibili dirigenti che hanno dirottato sui propri conti correnti circa 125 milioni di tributi, soldi dei cittadini, dei comuni, dei lavoratori”, è in una situazione critica soprattutto per i dipendenti che continuano a svolgere la propria attività con coscienza, professionalità e gratuitamente. I lavoratori, infatti, non percepiscono da ben tre mesi lo stipendio. E sono state molto poche le garanzie di pagamento concesse nel corso dell’ultimo incontro con l’amministratore straordinario.

Ad aggravare la situazione, c'è l’ultimo colpo di scena della possibile cessione del ramo aziendale e della forza lavoro, attraverso un bando di gara, grazie al quale si era intravisto lo spiraglio di una possibile soluzione. L’unica offerta pervenuta, però, è stata considerata nulla, a causa dell’incapacità degli acquirenti di presentarla in modo sostenibile dal punto di vista tecnico, economico e soprattutto di garanzia occupazionale.

L’aspetto paradossale è che i compratori sarebbero 6 tra i maggiori competitors del settore riscossione tributi, 6 tra i più grandi esperti del settore che, afferma la Filcams in una nota “facendo cartello, hanno creato un danno irreparabile per il buon fine dell’operazione”. Il bando quindi è saltato, e ora quello che rimane agli oltre 200 lavoratori è l’attesa di una seconda, ed ultima, possibilità, attraverso l’indizione di nuova gara.

Il problema ora è il tempo. A maggio scadranno oltre 60 concessioni che la Mazal perderà inesorabilmente, diminuendo il proprio valore di mercato, già notevolmente in picchiata a causa delle scadenze contrattuali avvenute in questi mesi e impossibili da recuperare, poiché l’azienda è inabilitata a partecipare a nuovi bandi di assegnazione del servizio riscossione.

La garanzia occupazionale ormai è un miraggio. Le procedure di licenziamento collettivo continuano infatti a fioccare inesorabilmente, eliminando la speranza di poter salvare i posti di lavoro superstiti proprio grazie alla cessione delle attività ad altra azienda.

C'è poi la perdita di valore economico. La nuova offerta potrebbe in effetti essere condizionata fortemente dalla diminuzione del valore aziendale, dalla possibilità che la società venga spezzettata, smembrata e svenduta, comportando diverse complicazioni soprattutto per la gestione del passaggio dei dipendenti.

I sindacati sono quindi fortemente preoccupati per il futuro dei lavoratori. E purtroppo anche del loro presente. Data la gravità del contesto, la mancanza di risposte certe e la necessità di far sentire la propria voce, la Filcams Cgil, unitamente alle rsa, ha quindi indetto uno sciopero a livello territoriale, per la sede di via Checov a Milano, che è partito venerdì 31 marzo e si è concluso il 4 aprile compreso. A livello nazionale, invece, una prima giornata di sciopero è stata proclamata per martedì 18 aprile.