“L'azienda che chiede ai propri dipendenti di firmare una cosiddetta ‘liberatoria’ al fine di sottrarsi a ogni responsabilità penale e civile in caso di nuovi sismi compie certamente un atto ignobile. Con un'aggravante: quell'atto oltre che indecente è per di più inutile, perché in nessun modo un lavoratore può disporre della sua vita e della sua sicurezza. Sarebbe come se a un dipendente si chiedesse la disponibilità ad utilizzare sostanze palesemente nocive, come l'amianto. La sicurezza del lavoro non è ovviamente disponibile con atti negoziali privati”. Lo scrive Giuseppe Mariucci, in un editoriale sulla prima pagina de L’Unità.
“Le indecenti quanto inutili ‘liberatorie’ costituiscono certo un grave incidente, da rimuovere subito – scrive ancora il giuslavorista – ma ci raccontano anche qualcosa di più profondo. Ci dicono quanto sia difficile mettere in equilibrio i diritti delle persone che lavorano e le esigenze materiali, del mercato, della competitività, del produttivismo. Fantasticare di scenari alternativi (dalle teorie della decrescita a quelle sui modelli alternativi di sviluppo) è facile. Tutt'altra cosa è agire nel concreto, qui e oggi. Il terremoto dell'Emilia costituisce quindi uno straordinario paradigma della complessiva vicenda dell'Italia di oggi”. “Un lavoro serio e lungo per la rinascita di quel cuore produttivo dell'Emilia-Romagna distrutto dal terremoto – è la conclusione di Mariucci – costituirà la prova più vera di cosa significano la buona politica e la buona amministrazione, molto di più di ogni di ogni vano discorso sulla riforma, in astratto, della politica”.
Mariucci, quelle inutili liberatorie e l’Italia di oggi
6 giugno 2012 • 00:00