“Sulla riforma del mercato del lavoro si è aperto un confuso confronto in ordine alla cosiddetta ‘flessibilità in entrata’. Per alcuni le misure previste sono troppo permissive. Per altri, al contrario, troppo vincolanti. Lo scrive su l’Unità Luigi Mariucci, per cui “il punto cruciale consiste nel distinguere tra la flessibilità necessaria, richiesta da oggettive necessità produttive, e gli abusi che si traducono in assunzioni fraudolente, al solo fine di aggirare le tutele del lavoro e scaricare sul lavoro tutti i costi della crisi”.

“È evidente – afferma il giuslavorista – che dal problema non si esce fino a quando non si riavvierà una dinamica di crescita della occupazione e della economia. Ma intanto è decisivo il messaggio che si vuole lanciare al sistema produttivo. Qui il disegno di legge del governo segna una linea di discontinuità con le politiche del lavoro perseguite dalle destre negli ultimi dieci anni. Si dice infatti che il contratto a tempo indeterminato deve ritornare ad essere la ‘forma dominante’. Il punto sta nel tradurre sul piano operativo questo giusto messaggio”.

“Intanto bisognerebbe smetterla – spiega ancora Mariucci – di parlare della ‘precarietà del lavoro’ come di un universo indistinto. Occorre differenziare tra le diverse forme di precarietà” e per contrastarle “occorrono misure selettive, non indifferenziate. Per questo sono sbagliate le interpretazioni fondate, schematicamente, sull’esistenza di un unico dualismo nel mercato del lavoro: i dualismi sono in realtà molti, a cominciare da quello principale, la differenza tra Nord e Sud.

Nel concreto “vanno introdotte misure, dirette a impedire che il lavoro temporaneo sia non uno strumento utile di accesso al lavoro, in fase di prime esperienze, ma un ghetto in cui si viene imprigionati per sempre”. Da un lato occorre rafforzare i meccanismi pubblici di intervento, dalle politiche attive del lavoro ai poteri degli ispettorati del lavoro. Dall'altro lato si dovrebbe introdurre un meccanismo fondato non sui divieti, spesso inefficaci se non controproducenti, ma piuttosto sulla incentivazione alle assunzioni a tempo indeterminato.