“Il governo ha deciso di seguire una via sbagliata e pericolosa: la monetizzazione, ovvero la liberalizzazione dei licenziamenti per motivi economici”. Lo scrive Luigi Mariucci in un commento su l’Unità. Una misura inaccettabile per molte ragioni. Perché “ha un effetto devastante sul piano sociale. Si aprirebbe la via ai licenziamenti facili per tutti i lavoratori più anziani, per i quali nel frattempo è stata aumentata l'età pensionabile”. Ma soprattutto perché si determinerebbe un effetto sistemico perverso sul piano giuridico: si creerebbe infatti “una corsia privilegiata per i licenziamenti individuali per i quali venissero addotti, sul piano formale, motivi di tipo economico”.
In questo modo – scrive il giuslavorista – “verrebbero aggirate, d'un colpo, un numero impressionante di regolazioni, per di più derivate da direttive della Unione europea”. Prima tra tutte quella sui licenziamenti collettivi: “basterebbe licenziare per motivi economici singoli lavoratori a gruppi di quattro a distanza di quattro mesi per aggirare le procedure in materia di licenziamenti per riduzione di personale, che l'Italia ha adottato in attuazione di una direttiva comunitaria". Poi "sarebbe facile contrabbandare sotto lo schermo dei motivi economici licenziamenti in realtà dovuti a motivi soggettivi o disciplinari". Infine "si aprirebbe la strada a licenziamenti persino arbitrari. Se infatti basta addurre il motivo ‘economico’ per monetizzare con una indennità anche un licenziamento ingiustificato, è evidente che svanisce ogni forma di controllo, giudiziario o sindacale che sia. Che senso ha contestare il licenziamento se alla fine si ottiene solo un indennizzo? Tanto vale monetizzare ex ante”.
“Nell'ordinamento giuridico italiano – conclude Mariucci – in questo modo si darebbe vita a un micidiale meccanismo di vasi comunicanti, univocamente declinato nel senso della demolizione dei diritti fondamentali”.
Altro che modello tedesco, insomma.
Mariucci, art.18, la scelta sbagliata e pericolosa del governo
21 marzo 2012 • 00:00