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Nella collana “Storia e memoria” dell’editore Ediesse una nuova pubblicazione dal titolo Maria Michetti. Volevo un mondo migliore (pp. 269, €14), dedicata alla vita di una donna straordinaria, tra le protagoniste assolute negli anni della costruzione e l’evoluzione della democrazia repubblicana italiana, con particolare sguardo al mondo delle donne.
Il libro è curato da Maria Immacolata Macioti, già docente universitaria presso la Facoltà di Scienze politiche a Roma, attualmente responsabile dell’Osservatorio permanente rifugiati e vittime di guerra, e raccoglie gli interventi di alcune delle personalità che nel tempo hanno avuto a che fare con le numerose attività intraprese da Maria Michetti nel corso della sua intensa esistenza.
Nata a Roma il 5 gennaio del 1922, figlia di un ufficiale dell’esercito e di un’insegnante di scuola elementare, appena ventenne prende parte in prima persona alla lotta partigiana, raccontando in seguito la Resistenza nella Capitale, come ricorda lo storico Sandro Portelli nel suo intervento contenuto nel volume, non soltanto come una guerriglia armata clandestina, ma evidenziando la partecipazione di un’intera città che non si arrendeva al dominio degli occupanti. Maria odiava armi e violenza, e per offrire il suo contributo si occupò principalmente di logistica, raccogliendo informazioni e organizzando le staffette e il lavoro di massa nei quartieri, soprattutto fra le donne.
A questa esperienza seguì la convinta militanza nel Partito comunista, seppur vissuta in maniera complessa e tormentata, culminata nel forte ostracismo subìto da parte dei quadri dirigenziali durante gli anni Sessanta, preludio a un periodo di profonda crisi esistenziale, superato grazie alla vicinanza del marito Marcello Marroni, che conobbe nelle stanze dell’Ufficio quadri della Federazione romana.
Il coinvolgimento spontaneo di Maria nell’impegno rivolto all’universo femminile la porterà inevitabilmente a far parte della nascente Unione delle Donne Italiane, di cui rimarrà punto di riferimento insostituibile, coltivando profonde amicizie e un senso di appartenenza dal tratto distintivo, un modello riconosciuto anche dalle generazioni future.
Nel frattempo riesce a laurearsi, diventando una ricercatrice universitaria nel campo della sociologia, disciplina accademica che a Roma stava diffondendo le proprie radici: in questo senso appare preziosa la testimonianza del professor Franco Ferrarotti, che in poche pagine riesce a condensare la descrizione dell’unicità della collaborazione di Maria Michetti, sempre focalizzata sull’importanza del rivolgersi alla periferie urbane, ai ceti più disagiati, alle persone meno favorite dai processi evolutivi in atto.
Negli ultimi anni, dopo aver comunque partecipato al travagliato percorso del Partito comunista verso le varie trasformazioni succedutesi a partire dalla cosiddetta “svolta della Bolognina”, una crescente sofferenza fisica la porterà a spegnersi l’8 settembre del 2007.
Da segnalare in agenda, il prossimo 30 marzo, un documentario presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma a lei dedicato dal regista Massimo Sestili, per non dimenticare la vita e il lavoro di una donna figlia e madre della nostra storia.