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Nei primi sette mesi di quest'anno nelle Marche crollano, più che altrove, le assunzioni a tempo indeterminato: le aziende marchigiane hanno assunto 79.000 persone,il 10,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Un record vero e proprio per i lavoratori marchigiani, sempre più precari. La maggior parte dei neoassunti ha un contratto a termine (76,8%), il 17% è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato, e solo il 6,2% come apprendista.
Le trasformazioni di contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato sono state 1.888, con un incremento del 4% rispetto al 2015. Le trasformazioni dei tempi determinati in contratti stabili ammontano a 4.748, il 40% in meno rispetto ai primi sette mesi del 2015. Le cessazioni di lavoro sono state 62.000, con la creazione di un saldo positivo 'assunzioni – cessazioni' (pari a 17.000 posti di lavoro), ma solo in termini complessivi: il saldo tra assunzioni e cessazioni, per i contratti a tempo indeterminato, continua ad essere negativo (meno 6.661).
Rispetto ai valori medi osservati per il Centro Italia e per il Paese nella sua totalità, la situazione delle Marche è peculiare. Osserva Novella Lodolini, responsabile regionale Ires Cgil: "Le assunzioni a tempo indeterminato si riducono ovunque, ma nelle Marche la contrazione è più marcata rispetto alla media italiana (meno 42,5% contro meno 33,7%)>. Non solo. Secondo la sindacalista, "le assunzioni a tempo indeterminato nelle Marche costituiscono una percentuale più bassa delle assunzioni totali, rispetto all’incidenza rilevata nel Centro Italia e in totale nel Paese (17,3% contro 22,9% e 24,63%). Infine, le assunzioni a tempo determinato nelle Marche sono il 76,8% del totale delle assunzioni, contro il 72,3% del Centro Italia e il 71% come media nazionale". Insomma, cresce ancora la precarietà.