Il 29 ottobre si è tenuto l'incontro tra la direzione Marcegaglia e la segreteria del coordinamento nazionale Fim, Fiom e Uilm per fare il punto sulla situazione produttiva del gruppo, sulle prospettive future di ogni singolo stabilimento e sulle relative conseguenze occupazionali. Marcegaglia ha definito drammatica la situazione del settore siderurgico. Le difficoltà sono dovute, secondo il gruppo, alla situazione economica generale, che vede un calo del consumo di acciaio in Europa dell'8% rispetto al 2011, e del 28% rispetto al 2007, l'anno prima dell'inizio della crisi. Inoltre, l'evidente sovracapacità produttiva nel mondo mette a dura prova l'attività dei principali gruppi internazionali produttori di acciaio, che in diverse situazioni e in diversi paesi stanno procedendo con riorganizzazioni e chiusure aziendali. Non di meno preoccupano le complicate situazioni nazionali a partire dal Gruppo Riva, Lucchini e Thyssenkrupp Terni, che potrebbero avere forti conseguenze e ricadute anche sul mercato nazionale dell'acciaio.
Per quanto riguarda Marcegaglia, viene evidenziata una forte difficoltà del gruppo legata a diversi fattori: molti clienti non pagano, mentre altri hanno società poco capitalizzate e quindi con forniture di prodotto che potrebbero risultare a rischio di insolvenza. Nonostante un calo del mercato nazionale, stimato nell'ordine del 20%, Marcegaglia ha registrato per il suo core business (settore steel) un calo del prodotto spedito nei primi mesi dell'anno nell'ordine del 2%, evidenziando una situazione difficile, ma tendenzialmente migliore rispetto alla concorrenza. Risultato che comunque non risulta soddisfacente in relazione ai consistenti investimenti fatti negli ultimi anni (600 milioni di euro in Italia negli ultimi 4 anni), e che ad oggi non consente all'azienda di utilizzare al pieno la capacità produttiva installata. Di fronte a questa situazione, che potrebbe protrarsi nel tempo Marcegaglia, ha illustrato a partire dagli stabilimenti facenti parte di Marcegaglia spa la necessità di alcuni interventi:
Boltiere (Bergamo) (230 dipendenti)
La necessità di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria Cigo, per 1 o 2 settimane al mese.
Pozzolo Formigaro (Alessandria)
Il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per la parte riguardante il settore steel.
Gazoldo degli Ippoliti e Contino (Mantova) (1300 dipendenti circa a Gazoldo e a Contino 130)
Per ora non è necessario ricorrere all'utilizzo degli ammortizzatori sociali, nonostante il calo degli ordinativi.
Ravenna – Forli
Per ora non è necessario ricorrere all'utilizzo degli ammortizzatori sociali, nonostante il calo degli ordinativi. Per quanto riguarda invece, gli altri settori l'azienda ha dichiarato l'intenzione) di dove ristrutturare la presenza industriale rispetto al business e in particolare alle sue criticità ormai in molti diventate strutturali.
Bvb San Lorenzo in Campo (Pesaro Urbino)
L'azienda ha deciso di metter la società in liquidazione, vista la situazione di forte riduzione degli ordini da parte dei principali clienti. Operazione che riguarderebbe attualmente 38 dipendenti.
Imat Fontanafredda (Padova)
È stata annunciata la volontà di ridurre la capacità produttiva e quindi quella occupazionale a fronte del fatto che alcuni clienti da tempo non acquistano da Marcegaglia prodotti che storicamente venivano prodotti per il settore del freddo.
Oskar Ceribella e Mezzolara (Bologna)
A seguito del calo di ordini da parte della grande distribuzione commerciale, è necessario far fronte ad una riduzione della capacità produttiva concentrandosi soprattutto sulle attività a maggior valore aggiunto.
Per quanto attiene al settore building, maggiormente colpito rispetto agli altri settori, a partire da Graffignana (LO) (130 dipendenti) dove si è in presenza di un contratto di solidarietà, Marcegaglia ha espresso la volontà di affrontare il problema dell'eccedenza di personale rispetto agli attuali volumi di produzione.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Potenza, l'attuale situazione può essere gestita esclusivamente con il ricorso della cigo (peraltro già utilizzata).
Infine, sullo stabilimento di Taranto, dove è concentrata buona parte delle attività del fotovoltaico, viene lamentata una trasformazione del mercato, condizionata soprattutto dalla diminuzione degli incentivi che hanno rallentato investimenti e ordinativi. Situazione che Marcegaglia ritiene sia gestibile con l'utilizzo della Cigo.
"In relazione alla delicata situazione del gruppo - si legge in una nota delle Rsu Fiom Marcegaglia - e in modo particolare non solo all’evidente estensione dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali in diversi stabilimenti Marcegaglia, ma soprattutto alla dichiarata volontà di chiusura aziendale nel caso di Bvb e di ridimensionamento occupazionale in altri stabilimenti come Graffignana, Fontanafredda, Oskar, abbiamo chiesto un tavolo di confronto a livello di segreterie nazionali, affinché le diverse situazioni vengano affrontate attraverso uno schema di gruppo che escluda per ogni singola realtà il determinarsi di esuberi e licenziamenti. Naturalmente abbiamo dichiarato, fin da subito, la nostra contrarietà sia alla messa in liquidazione e ricorso alla mobilità di Bvb sia al possibile ricorso alla mobilità per lo stabilimento di Graffignana (130 dipendenti). Nonostante questo, l'azienda ha risposto contrariamente alla nostra richiesta con l'intenzione di affrontare stabilimento per stabilimento ogni singola situazione riservandosi naturalmente il fatto di prospettare soluzioni diverse caso per caso. Infine è stata posta la questione della presunta volontà di cessione di Oto Mills di Reggio Emilia (la cessione coinvolgerebbe il settore Engineering con quattro aziende: Oto Mills, Oto Lift Trucks, Oto Steel, Oto Automation. In questi quattro siti lavorano 260 dipendenti più altri esterni che l'azienda ha usato in questi mesi in modo frequente) che abbiamo appreso nei giorni scorsi dalla stampa".
"L'azienda non ha smentito la possibilità di una cessione di Oto, dato che da parte di due distinte società è stata avanzata una proposta di acquisto. Marcegaglia ritiene che questa operazione non rappresenti una necessità per il gruppo ma semplicemente un'opportunità valutabile con tranquillità nelle prossime settimane. Abbiamo avanzato una serie di perplessità rispetto a questa operazione che riguarda un settore di attività del gruppo in buona salute sia per i ricavi sia per le prospettive di mercato. Operazione che oggi riguarda 260 dipendenti e che, anche per ragioni occupazionali, deve avere, in caso di cessione, tutte le garanzie non occupazionali per tutti i dipendenti ma anche di una solida certa prospettiva industriale e di mercato. Nelle prossime settimane continueremo a sollecitare Marcegaglia rispetto alle evoluzioni di quello che l'azienda ha definito un normale mandato esplorativo", aggiunge la Fiom.
Riteniamo, in modo particolare su alcune attività non core business, sia evidente l'intenzione da parte dell'azienda di procedere a un ridimensionamento delle sue attività con possibili conseguenze occupazionali. Situazione che ci preoccupa e che deve essere affrontata, utilizzando ammortizzatori sociali che evitino i licenziamenti. A fronte di questa situazione, nei prossimi giorni verrà convocato il coordinamento nazionale Marcegaglia Fiom, non solo per una discussione della situazione del gruppo, ma affinché ogni situazione venga affrontata nel modo più coordinato possibile rispetto alle nostre richieste", conclude la Fiom.
Marcegaglia, Fiom Lombardia: taglio attività con ricadute su occupati
29 ottobre 2012 • 00:00