Questa mattina i dipendenti della Buildtech Marcegaglia di Sesto San Giovanni hanno effettuato uno sciopero di un'ora per protestare contro la decisione di chiusura dello stabilimento e il conseguente trasferimento di sede a Palazzolo Formigaro, in Provincia di Alessandria. Altissima la partecipazione all'iniziativa di mobilitazione sindacale, che ha coinvolto oltre il 95% dei lavoratori dell'azienda, che è stata di fatto paralizzata, costretta a fermarsi. Lo riferisce in una nota la Fiom Cgil della Lombardia. 

"La massiccia adesione - scrive il sindacato - sta a dimostrare che i tentativi di divisione di operai e impiegati da parte dell'azienda non sono andati a buon fine e che il piano partorito dal management non è condiviso dai lavoratori dell'azienda di produzione di manufatti in acciaio per l’edilizia industriale. Tutto ciò vale a ribadire, ancora una volta, la netta contrarietà dei lavoratori all'ipotesi di chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni, al trasferimento in massa in un'altra sede distante 120 chilometri, che, di fatto, maschererebbe solo una grande operazione di speculazione edilizia condotta scientemente dai vertici Marcegaglia".

"Da parte nostra - sostiene Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia - oltre a registrare la presa di posizione della Regione Lombardia, che ha considerato il piano contrario alla logica di una società animata da principi di solidarietà sociale, registriamo positivamente l'interrogazione presentata da diversi parlamentari del Partito democratico e da diversi esponenti di altre forze politiche circa il piano industriale del Gruppo Marcegaglia e le gravi conseguenze che esso produce sul piano occupazionale".

"Come Fiom ci chiediamo come faccia il Governo ad affidare i destini di un grande gruppo industriale, strategico per l'Italia, a un imprenditore che si comporta così, per essere ripagato in un modo che sfregia in maniera così evidente i diritti dei lavoratori", sottolinea il segretario delle tute blu lombarde.

"Chiediamo allora come Fiom Cgil - conclude Rota - che le istituzioni intervengano non in modo formale per far recedere dai propositi di chiusura un'azienda che pensa solo a fare business e scarica irresponsabilmente i problemi sui lavoratori".