Dopo l'incontro di ieri presso il ministero dello Sviluppo economico, si è svolta oggi (13 maggio) l'assemblea dei lavoratori dello stabilimento Marcegaglia Buildtech di Sesto San Giovanni (Mi), nella quale sono state illustrate le novità e gli argomenti emersi rispetto alla vertenza.

Sia l'azienda sia il sindacato hanno ribadito le proprie posizioni. In particolare, le rappresentanze sindacali hanno ribadito la contrarietà nei confronti del trasferimento nel sito industriale di Palazzolo Formigaro in provincia di Alessandria. Al tavolo ministeriale era presente anche la Regione Lombardia, che ha specificato di essere in profondo disaccordo con il piano industriale dell'azienda e di non approvare in particolare la decisione di spostare lo stabilimento produttivo.

“La presenza della Regione Lombardia, da noi fortemente auspicata - spiega Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom per gli stabilimenti Marcegaglia - è per noi fortemente significativa. Abbiamo sollecitato che nei prossimi giorni vi sia la convocazione dell'azienda in regione per ridiscutere il piano industruale e farla desistere rispetto al proposito di chiudere lo stabilimento di Sesto". Va precisato inoltre che il Comune di Milano, unitamente al Comune di Sesto ha chiesto un incontro ai vertici del gruppo Marcegaglia per rivedere la scelta di chiusura della fabbrica sestese.

"Spiace constatare poi che Marcegaglia Spa, tramite figure strutturalmente aziendali, continui a creare un clima di ricatto tra i lavoratori, dicendo cose non vere per dividere i lavoratori e metterli contro i sindacati. Creare ad arte un clima non agevole per la soluzione della vertenza, facendo terrorismo piscologico è francamente inaccettabile e non fa certamente onore all'azienda che è pur sempre diretta dall'ex Presidente di Confindustria", dichiara ancora Rota.

"Faremo valere le nostre ragioni negli incontri con le istituzioni - conclude il sindacalista - affinché il loro intervento possa sbloccare la situazione e possa rivelarsi utile per far cambiare idea all'azienda. Ribadiamo la nostra idea di fondo: lo spostamento dell'azienda altro non è che un licenziamento mascherato, nonché un'operazione di speculazione edilizia, a discapito di un'azienda che opera su questo territorio, che verrebbe ulteriormente depauperato a livello di tessuto produttivo".