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L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi torneranno in piazza il 17 novembre in tutta Italia. È uscito oggi (30 ottobre) il testo del disegno di legge di bilancio, che domani inizierà il suo iter in Senato. Secondo i due sindacati studenteschi, "non si segna quell’inversione di rotta necessaria e si continua invece nella direzione del sottofinanziamento e dell’asservimento al mercato della nostra formazione, per questo torniamo in piazza".
“In questo paese studiare è diventato ormai un lusso – afferma Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu –. Il numero chiuso a livello nazionale impedisce a centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi di iscriversi all’università. Le tasse crescono di anno in anno e le borse di studio sono poche e insufficienti a sostenere i costi che ci troviamo ad affrontare. Questa legge di bilancio continua a distribuire sgravi, ma non riesce ad invertire la tendenza all’abbandono degli studi nel passaggio all’università (solo un diplomato su due ormai si immatricola) o nel corso degli studi universitari".
Per le borse di studio è confermato l’incremento di 10 milioni: "Sicuramente un primo passo – continua Marchetti –, ma ancora troppo piccolo. Le migliaia di studenti che ogni anno non ricevono la borsa non possono più aspettare, serve aumentare di almeno 150 milioni il fondo statale per le borse di studio per eliminare gli idonei non beneficiari, e investire nel Fondo di Finanziamento Ordinario per abbassare le tasse nell’ottica della gratuità".
E, secondo l'Udu, serve investire anche nel futuro dei laureati, "innanzitutto permettendo loro di avere prospettive dignitose nella carriera accademica – insiste Marchetti – attraverso un piano di reclutamento che inverta lo smantellamento dell’accademia, svuotata in pochi anni di 14.000 docenti. In secondo luogo, favorendo un mercato del lavoro stabile e tutelato: in questo senso riteniamo assolutamente priva di efficacia la misura per gli sgravi contributivi per l’assunzione dei giovani. Non è con misure spot e di breve periodo che si risolvono i problemi di una generazione ormai rassegnata alla più feroce precarietà: serve una visione di lungo periodo, un piano di investimenti strutturali, non serve finanziare gli sgravi, ma assicurare diritti, come chiediamo già per le esperienze a cavallo tra istruzione e lavoro".
Per Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi, "questa legge di bilancio lascia tutte le studentesse e gli studenti del paese a bocca asciutta. Ciò che emerge dall’articolato della legge è un assoluto disinteresse per quanto riguarda gli investimenti strutturali nella pubblica istruzione. Si parla esclusivamente di aumenti stipendiali per i presidi e di un bonus di €85 euro ai docenti, che dovrebbero però rinunciare ai famosi 80 dell’ex premier Matteo Renzi. Viene riconfermato il bonus di 500 euro ai neo-diciottenni prevedendo un capitolo di spesa di 290 milioni, fondi che, come abbiamo detto più volte, potrebbero essere invece destinati al fondo per il diritto allo studio (che nella legge non viene minimamente citato) che attualmente ammonta solo a 30 milioni: cifra irrisoria e inutile".
"Si sceglie di continuare ad investire in bonus spot e sostanzialmente inutili e negli sgravi unilaterali verso il mondo dell’impresa – aggiunge Manfreda –, come quello previsto per chi assume gli studenti che hanno svolto almeno il 30% delle ore di Alternanza Scuola Lavoro nella propria azienda, scambiando quello che dovrebbe essere uno strumento didattico per una fonte occupazionale. Nessun investimento sulla formazione dei tutor per garantire percorsi di qualità, nessun investimento sul diritto allo studio lasciando la possibilità di studiare sempre di più esclusivamente alle fasce più abbienti. Unica nota positiva è lo stanziamento di 900 milioni per gli enti locali, di cui 400 destinati a interventi di edilizia scolastica, ancora insufficienti per pensare a un piano di risanamento strutturale e duraturo”.
Insomma, secondo Udu e Rete degli studenti, scuola e università "sono in rosso". "Per questo – concludono le due associazioni – ci impegniamo da oggi per costruire una grande giornata di mobilitazione il 17 novembre, la Giornata Mondiale dello Studente, e la nostra battaglia continuerà fino a quando questa legge di bilancio non recepirà le nostre proposte segnando una reale inversione di tendenza".