Secondo la presidente del Pd, Rosy Bindi, il governo Monti "deve concordare le proposte" sulle modifiche alle norme che regolano il lavoro, perché "non è tempo di flessibilità sui licenziamenti". Secondo la vicepresidente della Camera, infatti, i tempi della manovra, per l'emergenza dettata dalla crisi, sono stati stretti e non c'è stato il tempo di un confronto approfondito, come certe questioni avrebbero meritato. "Se parliamo adesso di nuove riforme strutturali - aggiunge Bindi intervistata da Repubblica - il governo Monti deve mettersi in testa che le proposte vanno costruite con le forze politiche che lo sostengono e con le parti sociali". "La flessibilità in uscita - sottolinea Bindi - si fa in tempi di crescita, non di recessione. Prima ci vogliono gli ammortizzatori, cioè un impianto di sicurezza che renda la flessibilità sopportabile per il lavoratore. Per tutto ciò occorrono risorse. Il governo le ha?". Discutere di flessibilità in uscita dal lavoro "non è un tabù" per la sinistra, "però temo - insiste l'espoonente democratica - che qualcuno si illuda che la crescita venga dalla libertà di licenziamento: il problema, con 900 milioni di ore di cassa integrazione, non è licenziare ma creare posti di lavoro. E noi non offriamo il nostro contributo a scatola chiusa".