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Puntualmente, con la fine di marzo, l'Unità speciale della Banca d'Italia-Uif conclude il voluminoso “quaderno” coi dati raccolti sulle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio fino al dicembre 2017. Affari sporchi e sostegni ben collaudati e funzionali all'economia malavitosa. Numeri che raggelano gli ottimismi e che puniscono le troppo diffuse indifferenze e silenzi che attraversano, anche nei nostri territori, le principali strutture/associazioni di rappresentanza delle imprese e loro consulenze. Numeri che descrivono pezzi di realtà che le stesse udienze in corso del maxi-processo Aemilia confermano e raccontano con scolastici esempi concreti e nostrani. Uif-Banca d'Italia raccoglie ben 93.820 segnalazioni di riciclaggio sospetto e di queste ben 996 riguardano il sospetto finanziamento del terrorismo internazionale e traffico di armi, con un pesantissimo +61 per cento. Un lavoro utile, previsto e obbligato da una buona legge di prevenzione antimafie, derivante dalle segnalazioni da banche e poste prevalentemente, poi da uffici delle assicurazioni, consulenti e professionisti. In coda, solo 101 segnali dagli studi dei tanti avvocati in tutta Italia.
Un 2017 che vede l'Emilia Romagna confermata al quinto posto – dopo Lombardia, Campania, Lazio e Veneto – con un pacco imbarazzante di 6.338 segnalazioni. Attenzione. Una tabella del report si incarica di chiarire che, mediamente, ogni segnalazione che parte contiene 4,6 operazioni sospette. Come dire, dalla nostra regione si è allertata la Banca Centrale con l'invio di 6.338 fascicoli, contenenti però ben 29.150 casi di singole operazioni finanziarie in presunta illegalità: 81 ogni santo giorno emiliano-romagnolo. Incredibile, più di tre ogni ora che passa. La provincia di Bologna è in crescita con 1.502 segnalazioni. Seguono Modena (991), Reggio Emilia (830), Parma (804), Rimini (622), Forlì (482), Ravenna (470), Piacenza (382) e Ferrara (255). Nelle nostre province cresce anche il “tasso di rischio” dalla Uif riconosciuto alle segnalazioni pervenute: il 52,5 per cento sono considerate a rischio medio-alto/alto.
Concretamente di cosa si parla? Ancora di operazioni sospette con bonifici, vendita/acquisto di titoli finanziari, assegni e poi, da ultimo, giro di contante. Il tutto per mettere in circolo fondi neri. E di chi, di quali settori economici? Si comincia col 28 per cento dei casi sospetti provenienti da edilizia e manifatturiero – con movimenti in media di 70.200 euro –, poi ci sono servizi, commercio e intermediari finanziari – qui la media è di ben 324.000 euro – e infine l’agroalimentare. Guarda caso, una mappatura settoriale di fatto sovrapponibile alla stessa che documenta, specie nei nostri territori, i settori “più attivi” nei reati di evasione fiscale, lavoro nero e irregolare, aziende che coprono con subappalti impropri loro pezzi di produzione. Altro capitolo del report Uif che “colora” alcune nostre province riguarda la conferma dell'incredibile tendenza all'interscambio di bonifici finanziari da e verso i paradisi fiscali. Piacenza e Modena sono le più “rosse” per traffico di bonifici con quei paesi, variabili dal 13 al 18 per cento sul totale dei bonifici con l'estero.
Come sindacato insistiamo nel proporre una riflessione approfondita e azioni reali, lontane da inutili demagogie e legate però a questi specifici dati territoriali. Il gravissimo fenomeno del riciclo economico minaccia la trasparenza e la tenuta della nostra economia solida e pulita, del lavoro dignitoso e regolare, della leale concorrenza fra le imprese e del credibile argine alle crescenti penetrazioni malavitose e mafiose qui da noi. Emblematico, fra i tanti e recenti titoli purtroppo disponibili sulla stampa locale, quello che ben riassume e richiama il tema in questione: “Trenta denunce. Smantellati quattro sodalizi criminali con giro di oltre 40 milioni. Nella Bassa modenese e Carpigiana un sistema ben oliato fra aziende colpevoli, professionisti consulenti e società cartiera, dedicati alla frode e riciclaggio”. Urgono perciò seri confronti nei territori fra istituzioni, forze sindacali e rappresentanza delle imprese e professioni – attori e firmatari degli utili Protocolli regionali e locali sulla legalità economica – per valutare, settore per settore, valide azioni di contrasto allo scivolo del riciclaggio. Tante, troppe nostre imprese sono coinvolte nelle segnalazioni e, specularmente non a caso, pochissime le ditte che chiedono di aderire alle buone pratiche delle “buone liste” delle aziende in regola, come il rating di legalità e l’elenco di merito delle imprese: in regione e in queste nostre province sono numeri troppo esigui e che vedremo prossimamente.
Franco Zavatti è responsabile legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna