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Marco Revelli, Controcanto. sulla caduta dell’altra Italia, Milano, Chiarelettere, 2010 pp. 270, euro 13,60.
Intellettuale e scrittore da sempre attento alla lettura politica degli avvenimenti che hanno contraddistinto il percorso storico del nostro paese, Marco Revelli raccoglie in questo volume una serie di articoli e brevi saggi scritti negli ultimi cinque anni. Scorrendo le pagine del libro, la percezione che si riceve progressivamente è quella di un grido di denuncia, o meglio, di un “urlo di rabbia”, come conferma lo stesso autore in questa intervista.
Rassegna Professor Revelli, partiamo dal titolo, o meglio dal sottotitolo del libro. Cosa intende per “altra Italia”?
Revelli Penso al tema delle due Italie, tema che appartiene a una tradizione di radicalismo democratico italiano, da Piero Gobetti a Norberto Bobbio. Entrambi hanno insistito sulle due Italie, vale a dire quella “barbara”, come la definì nel suo celebre saggio Curzio Malaparte (tra l’altro pubblicato proprio dal Gobetti editore), e quella civile, sempre minoritaria; ma l’Italia civile, in modo carsico, è sempre riemersa nel corso della nostra storia, e in qualche modo ha dovuto sempre rimediare all’altra Italia. Per me l’Italia civile è dunque quel filo di continuità che va dai grandi critici della nostra “autobiografia della nazione”, per tornare a Gobetti, ai critici di diversa appartenenza politico- ideologica,ma unificati da un comune sentire, che determinarono un punto di rottura con il fascismo, e che con la loro attività hanno contribuito a creare i primi embrioni della Resistenza, sino a rendere operativa la nostra Costituzione, dopo lo spartiacque del 1945. Negli ultimi anni quest’altra Italia ha registrato un cedimento strutturale, e le elezioni del 2008 sono state il segno della vittoria dell’Italia incivile.Controcanto è un urlo di rabbia, di dispiacere per l’affermazione di un berlusconismo che sancisce la vittoria di una nuova Italia “barbara”.
Rassegna Da dove nasce l’esigenza di raccogliere proprio ora la maggior parte dei suoi scritti politici degli ultimi cinque anni?
Revelli Con Controcanto ho cercato di proporre la cronistoria di quello che è avvenuto in quest’ultimo decennio, attraverso una serie di articoli e alcuni saggi più ampi, che riflettono in particolare sulla crisi della sinistra. Perché il trionfo del berlusconismo ha marciato di pari passo con l’affievolimento dell’identità della sinistra, causato in particolare dalla sua incapacità di rappresentare un’alternativa. C’è poi nel libro una parte che definirei antropologico- culturale, che si sofferma sull’incrudelimento della maggioranza degli italiani nei confronti delle figure marginali: i lavavetri, i rom, per fare soltanto gli esempi più noti, che divengono il capro espiatorio con cui si cerca di riconquistare un senso di appartenenza. E poi le trasformazioni sociali, la frantumazione della classe operaia, e dunque la perdita di ciò che una volta si sarebbe chiamato terreno strutturale, alla base della sconfitta di tutta la sinistra italiana.
Rassegna Lei ha sempre seguito la nascita e l’evoluzione dei movimenti, con particolare attenzione a quelli italiani nati con e dopo il G8 di Genova. Perché si è esaurita così presto quella spinta culturale e sociale, che sembrava portatrice di importanti elementi di innovazione politica?
Revelli In effetti i movimenti erano la grande speranza, quello no global o altermondialista era un movimento per la pace, e di critica del cattivo sviluppo economico. Potevano rappresentare il futuro, in un processo storicamente avvenuto in concomitanza con il declino della sinistra.Ma nel corso degli anni non è stato così, si può dire sia stato strozzato in culla, in parte perché gli si è scaricato addosso un livello di violenza inaudito, come testimonia la tortura di massa a Bolzaneto, o la scuola Diaz, episodi gravissimi non stigmatizzati da nessuna forza politica e istituzionale, coperti da centrodestra e centrosinistra. Basti ricordare il percorso professionale di Gianni De Gennaro, passato indenne e disinvoltamente da un governo all’altro. Abbiamo assistito a una terribile connivenza, e in questo modo abbiamo gettato a mare un’intera potenziale nuova generazione politica. La politica istituzionale è stata più forte dei suoi germogli, di quella politica che nasceva dal basso. Ma non basta. Subito dopo le varie mattanze, abbiamo assistito anche a una estrema personalizzazione della politica, che ha radicato un conflitto tra figura e persone, e che in pratica ha espulso dallo spazio pubblico quei soggetti dalla politica. In più, per la prima volta nel nostro paese, vecchia e nuova sinistra cadevano insieme, lasciando un vuoto molto pericoloso.
Rassegna Nel suo libro viene dedicata particolare attenzione anche alla Costituzione o meglio a quella che lei definisce la liquefazione della Costituzione.
Revelli Certo. Perché l’architettura geometrica dei nostri padri, rispecchiata fedelmente nella carta costituzionale, è stata minata dall’interno, destabilizzata fortemente proprio dalla personalizzazione della politica. I padri costituenti, dopo Mussolini, avevano fatto di tutto per evitare questo. Secondo me, il crollo si è verificato nella primavera-estate del 2007, con la “fusione fredda” del Pd, simmetrica al “partito del predellino”, vale a dire la nascita liofilizzata del Pdl.Due scelte politiche a vocazione egemonica e maggioritaria; due progetti falliti entrambi. E purtroppo nessun altro progetto politico è in grado di prenderne il posto. Da qui la liquefazione di cui sopra, che ricorda un po’ l’immagine dei famosi orologi di Dalì. La verità è che, fino a oggi, le uniche due forze “corpose” sono state la figura di Berlusconi, dal personale e orrendo carisma, e il corpaccione coriaceo e barbarico della Lega. Tutto il resto è astratto e vaporizzato.