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“Sono ormai dieci anni che l’Unione Europea è inerte in materia di sicurezza sul lavoro. Le attività di miglioramento sono bloccate, le nuove direttive sono ferme, come quelle urgenti su agenti cancerogeni e disturbi muscolo-scheletrici. La ‘scusa’ per giustificare questo blocco è che occorre rivedere e semplificare il complesso delle direttive in salute e sicurezza. Del resto, anche in Italia accade lo stesso: si dice di voler semplificare, ma il rischio concreto è che si vada verso una diminuzione delle tutele”. È un quadro non proprio confortante quello descritto da Marco Lupi, 48 anni, responsabile del Dipartimento Salute e sicurezza della Uil. Un quadro che, al di là delle ovvie differenze, sembra accomunare l’Italia e l’Europa nel medesimo disegno di ridurre le garanzie per i lavoratori e l’influenza delle parti sociali.
2087. Italia ed Europa stanno quindi adottando la medesima politica?
Lupi. Nel nostro paese, ad esempio, la volontà di semplificare le normative è motivata con l’obiettivo di supportare le piccole e medie imprese. Obiettivo giusto, che noi condividiamo, ma che andrebbe perseguito semplificando la burocrazia. In realtà l’intenzione è solo quella di ridurre i costi, ma non attraverso la riduzione della burocrazia, ma mediante una più strutturale deregolamentazione. In Europa succede la stessa cosa, come dimostrano la vicenda Refit (Regulatory fitness and performance programme) e il tentativo di equiparare al ribasso i diversi paesi europei, puntando alla disgregazione dell’intero sistema normativo.
2087. In che modo, a livello europeo, il sindacato sta cercando di contrastare questa deriva?
Lupi. Va segnalato, anzitutto, che con il nuovo Parlamento e la nuova Commissione sembra esserci stato un cambio di visione: non sembrano più dominanti le forti rigidità che invece contrassegnavano il governo Barroso, anche se per ora siamo soltanto all’enunciazione di belle parole. I sindacati di ogni paese europeo stanno premendo affinché il proprio ministero del Lavoro, come stiamo facendo anche noi assieme a Cgil e Cisl, si attivi per arrivare in tempi rapidi all’approvazione delle direttive più urgenti. E, più in generale, spinga Parlamento e Commissione alla riapertura di un vero dialogo sociale.
2087. Un’occasione potrebbe essere data dal Quadro strategico 2014-2020 in materia di salute e sicurezza sul lavoro, presentato dalla Commissione nel giugno scorso…
Lupi. Un’occasione importante, senza dubbio, solo che è molto debole. Il Quadro strategico, il cui fine è indicare sfide, obiettivi e azioni per gli anni a venire, tratta sicuramente tutti i temi ma non offre soluzioni. Siamo, insomma, sempre all’enunciazione di belle parole. Il sindacato europeo vorrebbe avere l’opportunità di ridiscutere il Quadro strategico, ma ci ‘accontenteremmo’ anche di vederlo implementato già con il semestre lituano. Sul tema, voglio sottolineare che l’Italia è l’unico paese europeo a non avere una propria strategia, anche se il ministero del Lavoro, all’interno della Commissione consultiva, ha preso l’impegno di realizzarla in tempi brevi.
2087. Veniamo allora alle cose italiane. Anche qui, come si diceva all’inizio, l’esigenza generale del governo sembra essere quella di semplificare.
Lupi. Bisogna anzitutto capire come l’esecutivo intenda muoversi: dice di voler semplificare e razionalizzare alcuni aspetti della normativa, proposito in sé condivisibile, ma ancora non è chiaro fino a che punto voglia spingersi. A essere chiara, invece, è la nostra posizione: prima di semplificare, è opportuno completare il sistema disegnato dal decreto legislativo 81/2008. Di cose da fare ce ne sono ancora tante: l’attuazione del Sistema informatico nazionale per la prevenzione, la verifica dell’effettiva rappresentanza degli organismi paritetici, l’approvazione dei decreti su alcuni settori, come le ferrovie, i porti e la pesca.
2087. Il governo, in verità, qualcosa ha fatto: il Jobs Act, da cui discende l’intenzione di dare vita all’Agenzia ispettiva unica. Qual è il vostro giudizio?
Lupi. Il giudizio attuale è negativo. La bozza del decreto presentata dal governo destruttura il sistema delle ispezioni, e lo fa senza avere consultato chi dovrà poi gestire questa riforma. In linea di principio noi non siamo contrari, lo siamo però nel merito. L’Agenzia unica dovrebbe avere un indirizzo chiaro, organici adeguati e realizzare un vero coordinamento di quanto già esistente: in questo caso, invece, l’ottica del governo appare solo quella di ridurre i costi. Se poi si scrive addirittura che gli ispettori non hanno bisogno di un ufficio perché tanto sono in giro tutto il giorno, è evidente che si intende solo risparmiare, non certo fare prevenzione.