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“Oggi partecipo allo sciopero dei lavoratori di McDonald's per dire a mio figlio che meritiamo più della povertà. Come può McDonald's definirsi un ristorante per famiglie quando molti dei suoi stessi lavoratori insieme ai loro cari vivono nell'indigenza?”. Sono le parole di Melissa, una lavoratrice londinese di 32 anni, dipendente del colosso mondiale del fast-food che oggi, 12 novembre, sarà appunto in sciopero, per quello che i sindacati britannici definiscono “il più grande McStrike mai realizzato in Gran Bretagna”.
Le rivendicazioni alla base dello sciopero sono due. La prima è una paga “decente”, da 15 sterline l'ora, per tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dall'età e con minimo orario garantito; la seconda è il riconoscimento del loro sindacato da parte di McDonald's.
“Io sono nata nella povertà e ora sto portando mio figlio nella stessa condizione – dice ancora Melissa - Ma lui deve poter vedere che in realtà c'è qualcos'altro là fuori nel mondo e ambire a qualcosa di meglio di questo”. A motivare ulteriormente i lavoratori c'è l'enorme squilibrio tra la loro condizione (“non riesco a mettere sul tavolo da mangiare per i miei figli o a portarli in vacanza”, denunciano) e quella della compagnia e dei suoi vertici. Secondo il sindacato Baked food and allied workers union McDonald's ha realizzato 7,8 miliardi di dollari di profitto lo scorso anno, mentre i lavoratori lottano per pagarsi l'affitto.
Ma c'è di più: Steve Easterbrook, il Ceo di McDonald’s licenziato per aver avuto una relazione con una dipendente, incasserà una buonuscita da 675,000 dollari, oltre ad un consistente stock di azioni. “Io invece prendo 9,45 sterline all'ora – racconta ancora Melissa – e mi sento in trappola, per la povertà, perché non ho tempo da dedicare alla mia famiglia, posso lavorare 40 ore alla settimana, ma non ho comunque abbastanza soldi per pagare il mio affitto”.
Tra i sostenitori dello sciopero dei lavoratori McDonald's c'è anche il leader del partito laburista, Jeremy Corbyn: “Soltanto insieme possiamo fare davvero la differenza”.