PHOTO
Si è svolta, a Parigi, il 6 e 7 maggio scorsi, l'annuale riunione del Consiglio Ministeriale dell'Ocse, presieduto dal Giappone, sotto il titolo “Economie resilienti e società inclusive – Rafforzare le persone per favorire l'occupazione e la crescita”.
Secondo una prima valutazione del Comitato Consultivo Sindacale (Tuac), la dichiarazione delConsiglio Ministeriale e la sintesi della Presidenza riconoscono i pericoli economici e sociali della
crescente disuguaglianza e la necessità “di conseguire una crescita inclusiva fornendo protezione
sociale e rafforzando le persone”.
Ma l'impostazione generale delle raccomandazioni politiche - secondo il Tuac - resta quella delle “politiche fiscali responsabili (e) ulteriori riforme strutturali” che sono diventati i codici dell'austerità e della deregolamentazione del mercato del lavoro. Il Tuac, al contrario, ha messo la lotta alla disuguaglianza come una delle priorità nelle sue dichiarazioni e negli interventi durante il concomitante Forum Ocse. Senza un cambiamento delle politiche, ben al di là di quanto esposto nella dichiarazione del Consiglio Ministeriale Ocse, secondo il Tuac, la disuguaglianza continuerà ad aumentare.
L'insistenza su “ulteriori” riforme strutturali nelle Prospettive Economiche, diffuse all'apertura del Consiglio Ministeriale, e nella Dichiarazione Finale del Consiglio, non lascia intravvedere la promozione di politiche per sostenere il consumo e la domanda aggregata e per aiutare a fermare l'attuale stagnazione economica: le raccomandazioni politiche della Ministeriale sono in contraddizione con l'attenzione autoproclamata dall'Ocse sulla creazione di società inclusive – nota ancora il Tuac.
Le proiezioni economiche presentate mostrano che la crescita è ancora troppo bassa per cominciare a ridurre la disoccupazione nei Paesi Ocse. Un altro rischio significativo individuato nelle Previsioni è una possibile deflazione nella zona euro, per la quale si chiede con urgenza un maggiore rilassamento della politica monetaria.Il principale rischio economico e sociale, la disoccupazione ancora in aumento o stagnante, rimane in gran parte ignorato dall'Ocse: il 7.5% nell'intera area Ocse (7.2% nel 2015), 11.7% nella zona euro (11.4% nel 2015) e 3.8% in Giappone (3.7% nel 2015), con una riduzione significativa negli Stati Uniti al 6.5% nel 2014 e una proiezione del 6.0% nel 2015. Per far uscire le persone, e soprattutto i giovani, dalla disoccupazione, sarebbe necessario rivedere la Strategia Ocse per l'Occupazione del 2006. Essa dovrebbe incorporare l'inclusività e posti di lavoro di qualità, che comportano sistemi migliori di sicurezza e protezione sociale, una tassazione più equa e più progressiva per incoraggiare il potere d'acquisto in generale, e soprattutto una maggiore uguaglianza quando si tratta di salari e di equilibrio tra i generi.
Il Tuac accoglie con favore l'adozione da parte di 60 Paesi dell'Accordo per lo Scambio Automatico di Informazioni Fiscali come passo verso un sistema fiscale più equo. Tuttavia, nota che deve essere fatto un maggiore lavoro per realizzare la piena trasparenza sulla proprietà effettiva di certi strumenti di investimento come i trust funds, e garantire che i Paesi in viadi sviluppo possano effettivamente osservare gli standard e partecipare al piano. Questo può essere incoraggiato attraverso un sostegno attivo alla capacity building istituzionale.
L'attenzione assegnata al libero commercio dal Consiglio Ministeriale Ocse non ha fornito alcun nuovo elemento e ha ribadito il sostegno ad un minore protezionismo e ad un più forte sistema commerciale multilaterale – dichiarazione tuttavia contraddetta dal contemporaneo sostegno agli accordi bilaterali, regionali e plurilaterali. Le tragedie in Cambogia o in Bangladesh devono conferire una dimensione sociale alle politiche commerciali e di investimento estero. Secondo il Tuac, quindi, il lavoro dell'Ocse sulle Catene Globali del Valore deve concentrarsi sull'individuazione di strategie sociali e di politiche aggiornate per garantire il rispetto degli standard internazionali del lavoro e buone condizioni di lavoro.
*Coordinatore Dipartimento Politiche Globali Cgil