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L'Europarlamento chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di porre un freno al lavoro precario, e lo fa con una risoluzione approvata stamani. Nel dettaglio, gli eurodeputati vogliono combattere in modo efficace le forme di lavoro precario come i contratti a zero ore, quindi l'uso abusivo dei contratti a tempo determinato nel settore pubblico e privato dell'Ue. L'iniziativa giunge in risposta alle oltre 80 petizioni ricevute da tutti i Paesi Ue, tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Slovenia, Regno Unito, Grecia e Francia, attraverso le quali sono stati segnalati casi di contratti e accordi di lavoro illegali, presunti e sleali, provenienti da tutta l'Unione.
“Gli Stati membri – si legge un una nota – devono contrastare le forme di lavoro precario, come i cosiddetti contratti a zero ore, e garantire che il precedente stabilito dalla Corte di giustizia dell'Ue (rispetto a un caso italiano) in materia di diritto del lavoro sia rispettato in modo coerente. Un contratto a zero ore è un accordo di lavoro che non prevede un numero minimo di ore di lavoro garantite. Le ispezioni sul posto di lavoro – prosegue il dispositivo – sono inoltre necessarie affinché i lavoratori soggetti a contratti temporanei o flessibili possano beneficiare almeno della stessa protezione degli altri lavoratori. L'interpretazione della Corte Ue che ribadisce come i contratti a tempo determinato ripetuti dovrebbero essere tramutati in contratti a tempo indeterminato, deve essere adeguatamente rispettata da tutti i Paesi europei e coerentemente inserita nei rispettivi quadri giuridici”.
“Noi lo dicevamo da tempo”, commenta a stretto giro la Cgil in un tweet, chiedendo lo stop immediato “alla completa liberalizzazione dei contratti a termine” e di reintrodurre nei contratti sia le causali sia i limiti alla durata. “La Carta dei Diritti – ricorda il sindacato – è la soluzione”.