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I dati sulla produzione industriale di gennaio diffusi martedì 10 marzo dall’Istat hanno gelato le previsioni più ottimistiche sull’imminente uscita dalla crisi. L’indice destagionalizzato è sceso dello 0,7 per cento rispetto a dicembre 2014 e del 2,2% sullo stesso mese del 2014. Si tratta di una frenata che non era stata prevista e che spiazza anche gli osservatori più esperti.
“Senza una svolta nella politica industriale non si esce dalla crisi”, ha dichiarato, commentando i dati Istat, il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari. "La caduta della produzione industriale a gennaio - ha aggiunto - dimostra la fragilità di quella che, con grande ottimismo ed eccesso di propaganda, viene definita ripresa economica. In realtà i risultati positivi di dicembre, che avevano fatto intravedere una timida inversione di tendenza, sono in gran parte vanificati da una flessione che, se messa in relazione all'andamento che si registrava nei primi mesi dello scorso anno, risulta ancora più preoccupante”.
Secondo il dirigente sindacale “la ripresa non c'è e la produzione industriale resta nella palude della stagnazione. Questo è purtroppo il dato con cui fare i conti. Le attese relative al contesto globale, con l’immissione di liquidità nel sistema decisa dalla Bce, il calo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell'euro con la conseguente spinta alle esportazioni, rischiano di non dare i risultati sperati”. In realtà, aggiunge Solari, “se a queste misure non si accompagna una autentica svolta nella ripresa degli investimenti produttivi, pubblici e privati, tali da rendere strutturalmente più competitivo il nostro apparato produttivo, non sarà possibile uscire dalla crisi. Affidarsi al buon cuore degli imprenditori, come ha deciso di fare il Governo con le sue scelte recenti, evidentemente non basta. Serve un intervento deciso che orienti la qualità dello sviluppo, capace di creare una effettiva domanda interna e ridisegnare la nostra specializzazione produttiva nel contesto internazionale”.
Inoltre, prosegue il segretario confederale Cgil, “a maggior ragione occorre massima cautela nel mettere in connessione questo scenario con gli andamenti dell'occupazione. I provvedimenti sul Jobs Act, come è del tutto evidente, non hanno alcuna relazione con lo stato reale dell'economia e si confermano come misure che agiscono esclusivamente in un rimescolamento interno del mercato del lavoro senza produrre nuovi posti di lavoro. Serve quindi - precisa - una svolta nell'economia reale, questo è il vero significato che ci consegnano i dati di oggi. Il governo Renzi piuttosto che concentrarsi sulla riduzione dei diritti dei lavoratori dovrebbe preoccuparsi di questa situazione. La propaganda può offuscare la realtà ma non cambiarla”, conclude Solari.