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13 milioni e 700.000 euro. Praticamente 10.538 volte 1.300 euro, che poi sono, più o meno, 12 mesi di retribuzione per 900 persone. O ancora, più di 500.000 volte i 27 euro al giorno che l'agenzia interinale pagava a Paola, la bracciante morta per la fatica nelle nostre campagne in Puglia. O anche 28 volte 500.000 euro, che è la media dei finanziamenti pubblici, qui in Italia, per una Start up innovativa che crea sviluppo e lavoro.
Si potrebbe continuare così, all'infinito, perché con una somma così grande divisori e raffronti sono fin troppo facili. E invece quei 13 milioni 700.000 euro altro non sono che la cifra con cui Alcatel Lucent ha liquidato il proprio amministratore delegato, Michael Combes, reduce da una performance di riduzione costi e personale, misurabile in 5.000 posti in meno in Europa, di cui 900 solo in Italia. Lo stesso numero di famiglie che si potrebbero mantenere per un anno intero con quella liquidazione.
La sproporzione inarrivabile tra quei numeri e la retribuzione media di un dipendente, o con quanto vediamo accadere ogni giorno intorno a noi, tra aziende chiuse, fallimenti, licenziamenti e drammi epocali di maree umane in fuga da guerre e fame e povertà, ha fatto gridare allo scandalo in Francia, dove si è scatenato un dibattito pubblico dentro e fuori il Parlamento.
In Italia, da Vimercate, dove ha partecipato ai lavori dei giovani della Cgil Lombardia, una stoccata arriva anche dalla leader della Cgil, Susanna Camusso, che parla di “divario incomprensibile e immotivato, che grida vendetta di fronte alla crescita delle povertà” e chiede al Governo italiano di battere un colpo, di dare un segnale su questo tema, proprio come sta accadendo in Francia.
“Con quei milioni – ha spiegato il segretario generale della Cgil –, avremmo affrontato i problemi occupazionali in modo diverso, con molte meno difficoltà e sofferenze per molti lavoratori”. Infatti, il gruppo Alcatel - come racconta l'agenzia Ansa, riportando le parole di una lavoratrice - ha tagliato in modo pesante su ricerca e sviluppo e intende licenziare altri lavoratori in Italia.
Un nuovo caso emblematico sul riconoscimento sociale del valore lavoro, che riapre il dibattito sull'opportunità di un intervento legislativo a fissare un tetto, porre vincoli o paletti, non solo in nome della giustizia sociale, ma soprattutto per stabilire un confine tra cio che è morale e ciò che non lo è.