"Nel prossimo periodo le crisi industriali non saranno finite anzi aumenteranno, dobbiamo evitare il rischio di restare spiazzati". Così il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervenuto alla presentazione del libro "Conversando con Susanna Camusso. Sindacato e politica dopo la crisi" (edizioni Ediesse), a cura di Massimo Mascini. L'appuntamento, coordinato da Gaetano Sateriale, si è svolto oggi (12 febbraio) nella sede nazionale della Cgil. "Serve una politica delle transizioni industriali 4.0 e non 1.0 come oggi", ha proseguito Calenda, "gli strumenti che abbiamo sono datati".
Gli ammortizzatori sociali, ha detto ancora il ministro, "occorre ripensarli in quanto meccanismo universale: forse adesso servono ammortizzatori speciali, più forti, applicati ai processi che riguardano l'innovazione e la trasformazione. Su questo bisogna aprire un cantiere, insieme ai sindacati, con l'obiettivo di una politica industriale che sia specifica per le transizioni aziendali". Sulle "aree di crisi sociali complesse", inoltre, è necessario sviluppare anche un sistema di formazione a partire dalla scuola, perché "in quelle aree c'è un retaggio che porta all'emarginazione".
Per il vice presidente della Confindustria, Maurizio Stirpe, nella situazione attuale, dopo anni di crisi, le parti sociali "hanno bisogno di un bagno d'umiltà: bisogna capire come dividere i ruoli, chi si assume le responsabilità e di quali responsabilità parliamo. Ci attendono altri anni difficili da molti punti di vista, ma possono anche presentarsi grandi opportunità: l'Italia ha molti problemi e insieme potenzialità".
Stirpe si è soffermato sul rapporto tra buste paga e competitività: "Bisogna fare tutti un passo indietro per consentire al sistema di fare un passo avanti - a suo giudizio -: dobbiamo sforzarci di calarci nelle ragioni dell'altro. Il sindacato chiede prima l'aumento dei salari e poi la produttività, noi sosteniamo il contrario: in realtà sono due facce della stessa medaglia, perché se non generiamo ricchezza non ci sarà niente da redistribuire. Il Paese per crescere ha bisogno di più produttività e allo stesso tempo più salari: va tenuto tutto insieme con umiltà e concretezza", ha concluso.
"Oggi ci misuriamo con lavori nuovi, contraddizioni nuove, in particolare il nuovo paradigma che deriva dall'innovazione e dalla digitalizzazione". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dialogando con gli ospiti. "Se non sei un soggetto attivo che governa i processi ne diventi vittima - ha spiegato -, è così per l'innovazione: non gestirla pone un problema democratico, la ricchezza va sempre più a pochi, la distribuzione dei profitti rende la piramide sociale più appuntita". Da parte sua, il sindacato "deve essere un'organizzazione che non protegge corporativamente alcuni soggetti, ma che tutela tutti i lavoratori e lavoratrici dinanzi ai cambiamenti. Serve universalità: nel welfare, naturalmente, ma anche nei contratti nazionali che devono essere uguali per tutti".
L'innovazione in azienda "va contrattata", ha concluso Camusso, "bisogna negoziare i processi e l'effetto che hanno sui lavoratori: va invertita la tendenza che li delega solo alle imprese". E infine: "Torniamo a un'idea complessiva di come progettare il Paese, non si può avere una ricetta solo di breve periodo, perché questa modalità esclude le forme di rappresentanza".