“Il 3 ottobre scendono in piazza sia i precari della scuola, sia il mondo dell’informazione. Si congiungono così due lotte fondamentali per i diritti e per la libertà. Perché non c’è vera scuola senza libertà d’informazione e non c’è libertà senza un vero diritto all’istruzione”. Così in una lettera aperta il segretario nazionale della Fiom Cgil, Giorgio Cremaschi, parla delle due manifestazioni in programma domani a Roma.

“Nella scuola – ricorda il dirigente sindacale – è in atto un licenziamento senza precedenti per le sue dimensioni, che distrugge migliaia di posti di lavoro e che in tante realtà cancellerà il diritto allo studio. Nell’informazione è in atto un processo pesantemente autoritario di intimidazione verso il dissenso e le voci diverse. Che viene rivolto verso personaggi e trasmissioni famose non solo con lo scopo di fermarli, ma con quello più vasto di intimidire tutti gli altri. E’ un appuntamento di grande valore, e tuttavia, prima di scendere in piazza, ci domandiamo se non manchi qualcosa di fondo, se non ci sia qualcosa che non va. La manifestazione dei precari della scuola avrà uno spazio anche sul palco di quella per l’informazione, ma il rischio è che lo stesso mondo dell’informazione che manifesta, la cancelli. E qui si pone la questione di fondo”.

Spiega Cremaschi: “La battaglia per la libertà d’informazione in Italia riguarda solo la lotta contro la presa berlusconiana sulla tv, oppure tocca il diritto di tutti a sapere cosa succede davvero nel paese? Tra una sola settimana, il 9 ottobre, scenderanno in piazza i metalmeccanici chiamati dalla Fiom a lottare per il lavoro, il contratto e la democrazia sindacale. Ebbene, questo sciopero finora è stato completamente ignorato dai grandi mezzi di comunicazione di massa, dalla tv come dalla carta stampata. Evidentemente non è considerato rilevante che nei metalmeccanici si stia preparando un accordo separato che lede i più elementari principi di democrazia, con sindacati di minoranza che, contro la maggioranza, firmano con la Confindustria accordi validi per tutti. Né è considerato rilevante il fatto che, mentre si annuncia da parte di governo e Confindustria l’uscita dalla crisi, precipitino i licenziamenti, la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni e i tagli produttivi. Dei lavoratori si parla quando muoiono, di solito in cronaca, oppure quando sono costretti a salire sui tetti e sulle gru. Tutto il resto viene ignorato o relegato a poche righe qua e là”.

“C’entra questa censura – si chiede ancora Cremaschi – con il fatto che in Italia i principali proprietari di giornali siedono tutti negli organi dirigenti della Confindustria o dell’associazione delle banche? C’entra questa censura con il fatto che la Federazione degli editori ha imposto alla Federazione della stampa un contratto nazionale tremendo, dopo anni di rifiuto a sedersi agli stessi tavoli di trattativa? Sì, sicuramente questo c’entra, ma pure non basta a spiegare il silenzio bipartisan che nella grande stampa italiana c’è sul lavoro, i suoi drammi, i suoi conflitti. C’è evidentemente una subordinazione culturale al modello informativo che oggi si vuole contestare, si scende in piazza contro Berlusconi quando minaccia Santoro, Repubblica, l’Unità, ma non si capisce che il veleno con cui si uccide la libertà è ben più sottile e diffuso".

"Non si capisce che la libertà di scrivere dei giornalisti non dura a lungo senza quella di lottare degli operai. Invece si cancella la realtà sociale e spesso la si riduce a una replica del teatrino del palazzo, nel quale vengono volta a volta cooptati i sindacati e i vari rappresentanti della società. Da noi continua così una subalternità culturale verso l’impresa e verso l’ideologia liberista, che altrove è stata spazzata via dagli effetti economici e culturali della crisi. Si continua così con l’autocensura verso quello che, tanti anni fa, Giorgio Bocca chiamava ‘il padrone in redazione’. Speriamo in un grande successo della mobilitazione di domani, ma ci auguriamo anche che essa apra una riflessione critica di tutto il giornalismo italiano su se stesso”.