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La battaglia messa in campo per la legalità in occasione dell’Expo di Milano – con ben 72 misure interdittive prefettizie – “ha messo a nudo quelli che sono i veri nodi di questo paese: se l’Italia non farà fino in fondo i conti con l’illegalità non potrà mai prendere la strada dello sviluppo”. Così Graziano Gorla, segretario generale della Cgil di Milano, nel suo intervento di questa mattina su RadioArticolo1, nel corso della trasmissione “Italia Parla” (qui il podcast). I ritardi che, a tre settimane dall’apertura dell’Expo, ancora si registrano sono dovuti, ha aggiunto il sindacalista, “innanzitutto all’illegalità che è venuta fuori”. Expo, inoltre, “se è una vetrina per l’intero paese, deve esserlo sempre, tutti i giorni. Non deve servire per allestire una parata, venire qui, fare un bel discorso e poi andarsene via”.
“Cgil e Università Statale – ha sottolineato Gorla – sono tra i pochi soggetti a Milano ad avere delle idee molto chiare sul dopo Expo. Queste idee però si possono realizzare solo in un'ottica di investimenti, che è quella che sta alla base del Piano del lavoro della Cgil. L’Italia non può ripartire solo con il mercato favorendo un po' di assunzioni con il Jobs Act. Abbiamo bisogno di una scossa e l'Expo poteva rappresentare questo. Per questo abbiamo fatto una serie di proposte e le abbiamo offerte alla città. Avevamo pensato l’idea di un Expo moderno, multimediale e di far partire da Milano la digitalizzazione dell'intero paese, con un’autostrada non virtuale ma reale dove poter depositare i cavi in fibra ottica che potevano unire il Nord con il Sud”. O, ancora, perché non immaginare Milano come la città del benessere e della qualità della vita? “Grazie anche alle sue otto università potrebbe diventare in Europa la città che può certificare la qualità di prodotti bio – ha detto il dirigente Cgil –, sfruttando tutta la ricerca che c’è nell’ambito dell’agroalimentare. Le università ci hanno seguito su queste proposte, ma per il resto siamo rimasti soli. Abbiamo anche pensato a una sorta di Expo della cultura dove dare spazio a tutte le piccole realtà che ospitiamo, che potrebbero così sfruttare economie di scale, ridurre costi e lavorare insieme per produrre magari iniziative comuni. Niente da fare”.
Quanto al lavoro creato da Expo, ha sottolineato Gorla, “a Milano c'erano grandi aspettative sia sulla quantità sia sulla qualità del lavoro che si sarebbe creato. Il sindacato è stato l'unico a dire che i numeri sarebbero stati molto più bassi e che, purtroppo, che per la gran parte sarebbe stato un lavoro non qualificato e temporaneo”. Una nota positiva è però sicuramente quella fatta registrare dalla contrattazione preventiva. In un cantiere enorme che negli ultimi mesi vede lavoratori impegnati nell'arco delle 24 ore a ritmi anche frenetici non c'è stato nessun incidente grave.
“Il sindacato – ha confermato il numero uno della camera del lavoro milanese – ha fatto sicuramente la sua parte. Questa è stata la prima esperienza di contrattazione territoriale confederale vera, con grandi categorie a Milano che hanno dato la loro piena disponibilità. Abbiamo messo in campo una regia, un coordinamento confederale e accordi quadro; e poi, con le singole categorie, accordi specifici. Si tratta di una grande esperienza dal punto di vista del modello contrattuale e anche un punto da cui ripartire in futuro per cercare di ragionare su quale può essere la nostra capacità di rappresentare quel mondo del lavoro che ancora non riusciamo a intercettare. Naturalmente le condizioni di Expo erano molto particolari, e il nostro lavoro non è finito. Abbiamo individuato anche sistemi di controllo sulla sicurezza molto accurati. Poi c’è tutto un mondo di lavoratori autonomi che sfugge alle regolamentazioni di carattere contrattuale e abbiamo anche qualche problema con qualche Stato estero che, malgrado gli accordi sottoscritti, con la firma anche del ministro Poletti, in alcuni casi cerca di aggirare le norme di carattere nazionale. Su questo ci stiamo ancora battendo, anche per evitare che siano applicati accordi pirata o non sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil”.
“Ci siamo dotati di regole – ha concluso Gorla – che ovviamente sono regole pattizie che valgono per questo evento ma che, ripeto, possono essere tranquillamente usate anche in altri contesti. Sulla sicurezza, ad esempio, abbiamo deciso di mettere in campo personale che, al di là delle singole imprese, potesse entrare in tutte le aziende e fare i controlli. Finora, è vero, non ci sono stati morti né incidenti gravi, ma non bisogna mai abbassare la guarda”.