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"Caro presidente del consiglio, con questa lettera aperta, che scriviamo in vista della sua visita in Umbria il prossimo 4 ottobre, vorremmo tentare di esprimere il sentimento di decine di migliaia di donne e uomini di questa regione che si trovano a fronteggiare una crisi senza precedenti. Parliamo prima di tutto della drammatica situazione del lavoro, che continua a sgretolarsi e impoverirsi quotidianamente". Inizia così la lettera del segretario generale della Cgil Umbria, Mario Bravio, indirizzata al prmier Matteo Renzi.
"Come lei ben sa - prosegue il segretario -, l’Umbria si trova a fronteggiare in questi giorni emergenze enormi, come il rischio di un declino irreversibile della sua più importante realtà produttiva, le acciaierie di Terni. Confidiamo per questo che nella sua visita lei vorrà essere nella città dell’Ast, per toccare con mano la gravità della situazione e il sentimento di estrema preoccupazione che avvolge l’intera comunità. Ci sono poi gli oltre 600 lavoratori della ex Merloni di Nocera Umbra, che il prossimo 12 ottobre resteranno senza ammortizzatori sociali ed andranno ad ingrossare le già folte schiere dei disoccupati umbri (51mila, su una popolazione di 900mila abitanti). Per non parlare delle decine di vertenze di medio-piccole dimensioni che attraversano l’intera regione, producendo settimanalmente centinaia di licenziamenti e nuovi cassaintegrati. Una situazione che ci fa davvero interrogare sull’opportunità di mettere al centro del dibattito politico l’idea di rendere ancora più semplici i licenziamenti, cancellando l’articolo 18".
Quindi la lettera prosegue: "I nostri dubbi e le nostre proposte le porteremo in piazza nella grande manifestazione del 25 ottobre. Ma in questo momento vorremmo stare ai fatti e alle emergenze, a quella che abbiamo definito “Vertenza Umbria” e sulla quale abbiamo anche avviato un confronto con la presidente della Regione Marini e con il cardinale Bassetti: chiediamo anche a lei di dedicare almeno una piccola parte della sua visita al confronto con le istanze del lavoro. Ha detto di voler riaprire il dialogo con le parti sociali, bene: anche se in Umbria non abbiamo “sale verdi”, possiamo di certo trovare una soluzione adeguata, magari proprio a Terni, dove c’è più bisogno di sentire forte l’attenzione del governo. Sarebbe un segnale importante per una regione che rischia di perdere ogni fiducia e speranza nel futuro. In sintesi: l’Umbria chiede un “Piano del Lavoro”, che parli a tutti a partire dai giovani, quale elemento di reale innovazione. E lei, che sull’innovazione dice di puntare tutto, ha un’occasione per battere un colpo", conclude Mario Bravi.