PHOTO
E' stata alta, l’adesione allo sciopero del settore legno e arredo, dopo la rottura delle trattative con Federlegno per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. “Migliaia di lavoratrici e lavoratori, operai e impiegati, - sottolinea la segretaria confederale della Cgil nazionale, Ivana Galli - hanno partecipato oggi alle quattro manifestazioni unitarie di Milano, Treviso, Pesaro e Bari, con percentuali di adesione allo sciopero di oltre il 70 per cento nel settore e punte del 100 per cento in molte aziende dei distretti”.
“L'idea di non riconoscere il giusto salario richiesto e soprattutto le proposte di aumentare le quote di lavoro precario e di avere mano libera sull'organizzazione del lavoro, da parte di Federlegno Confindustria, - sottolinea la dirigente sindacale - sono state oggi rispedite al mittente da un'adesione allo sciopero oltre le nostre aspettative”.
“L'accordo interconfederale del 2018 - conclude Galli - mette al centro il riconoscimento delle relazioni industriali, la valorizzazione del buon lavoro e di una produttività da rilanciare con più partecipazione. Noi siamo pronti a rilanciare questa sfida e confidiamo sulle tante imprese che, come noi, vogliono scommettere sulla qualità e l'innovazione”.
Il contratto è scaduto il 31 marzo del 2019 e riguarda circa 150 mila lavoratori. I sindacati dicono “no all’aumento della precarietà e alla riduzione dei diritti”, perché i lavoratori del settore “aspettano risposte da quasi un anno e non meritano il trattamento riservato finora da una controparte che intende affermare un modello di impresa basato non sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla professionalità e sul benessere organizzativo, ma sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro. Noi non ci stiamo”.
“L’abbandono del tavolo – proseguono i sindacati – è stato un atto gravissimo che mostra una scarsa considerazione delle relazioni industriali, mentre siamo convinti che le nuove sfide sui mercati si vincano puntando all’innovazione e sul governo delle trasformazioni produttive, investendo in capitale umano, pagato il giusto e con le adeguate tutele e protezioni, e rafforzando la partecipazione dei lavoratori. Chiediamo un contratto che redistribuisca risorse adeguate ai lavoratori – concludono i sindacati – difendendo la qualità del lavoro e garantendo un forte sistema di relazioni industriali nell’ottica della partecipazione e del benessere organizzativo”.
Per Feneal, Filca e Fillea nella proposta di Federlegno mancano risposte “su temi a noi cari come ambiente e sicurezza, formazione, diritti, bilateralità, welfare e aumenti retributivi. Su questi ultimi c’è stata solo la conferma del modello, senza nessuna certezza sulla quantità”.