PHOTO
L'acqua pubblica in Italia è a rischio. Così come la volontà popolare espressa da oltre ventisette milioni di cittadini in occasione del referendum del 2011. E' quanto denuncia la Cgil, criticando aspramente il decreto attuativo sui servizi pubblici locali, previsto dalla 'legge Madia'.
Il testo non ancora ufficiale e attualmente in circolazione, infatti, seconod quanto affermano i segretari confederali del sindacato di Corso d'Italia Danilo Barbi e Fabrizio Solari, contiene indicazioni che di fatto annullerebbero l'esito del referendum: l'esclusione del servizio idrico dalla gestione in economia e il tentativo di inserire norme in materia di tariffe, in contrasto con l'esito referendario”.
“Riteniamo - sottolineano Barbi e Solari - che il servizio idrico debba essere posto nelle condizioni che le comunità locali, appartenenti allo stesso bacino idrografico, abbiano la possibilità di poter disporre anche di una gestione in economia del bene comune quale è l'acqua”.
“Pur consapevoli della necessità di completare il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali, che devono diventare sempre più competitivi e di livello economico e garantire i bisogni dei cittadini nella loro comunità locale - avvertono i segretari confederali - contrasteremo l'approvazione di quei punti del testo unico palesemente in contrasto con i risultati del referendum”.
La Cgil, quindi, si attiverà per sostenere l'approvazione di una legge di recepimento dell'esito referendario, “non solo per far sì che venga rispettato il risultato giuridico, ma anche e sopratutto per il valore politico e culturale che rappresenta”.