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Mentre il premier Mario Monti dal Laos afferma che la legge di stabilità è nelle buoni mani del ministro Grilli e che non serve un confronto tra governo e partiti di maggioranza, all'interno della stessa maggioranza parlamentare sembra essersi trovato un “consenso” sulle modifiche al testo che approderà la settimana prossima in Aula alla Camera. Lo ribadiscono i relatori alla legge, Renato Brunetta (Pdl) e Pier Baolo Baretta (Pd) intervenendo questa mattina a 'Radio Anch'io'.
Secondo i due relatori grazie alla “mediazione dei partiti sono state eliminate le inutili cattiverie che erano previste dalla prima versione del provvedimento: dal taglio dei fondi per i malati di Sla, alla retroattività delle detrazioni, dalla scuola alle tasse su cooperative sociali e pensioni di guerra”.
I due relatori hanno poi specificato che le risorse che non saranno destinate al mancato taglio dell'Irpef devono essere concentrate sul lavoro: quindi “riduzione del cuneo fiscale e interventi sull'Irap”. “Ci sono le condizioni per andare avanti bene - ha spiegato Baretta del Pd - ed è bene che tra noi non ci sia un accordo per intervenire su lavoro e impresa”. Baretta ha aggiunto che la maggioranza insisterà per destinare altri 200 milioni di euro, oltre ai 900 milioni già previsti, da destinare al sociale. “Un miliardo da destinare al lavoro e un altro miliardo da destinare all'equità mi pare che rafforzi una forma di equità”, ha aggiunto.
Parla invece di “stupidità burocratica e di eccesso di tecnicismo” l'ex ministro Renato Brunetta a proposito dei tagli ai fondi previsti per i malati di Sla. “Un governo politico non l'avrebbe mai fatto”, ha detto Brunetta.
Sul provvedimento è intervenuto oggi anche il vice presidente di Confindustria, Aurelio Regina, in audizione al Senato sul decreto sviluppo. Secondo Regina, il cuneo fiscale e contributivo "ha raggiunto livelli non più tollerabili e su cui è necessario incidere in modo significativo, per sostenere la domanda interna e la ripresa degli investimenti”. E l'auspicio di Confindustria è che la legge di stabilità “possa essere finalmente la sede per un intervento incisivo che consenta di alleviare il carico fiscale su lavoratori e imprese”.