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Il 7 novembre, alle ore 9, è indetto un sit-in di protesta a Reggio Calabria, in piazza Garibaldi, per dire no alla legge di Stabilità e chiedere azioni concrete al Governo. L'iniziativa è della Cgil di Reggio-Locri, che lancia il grido d'allarme sulla drammatica situazione economica e finanziaria in cui versa la provincia e il resto della Regione.
"Ma tutto il Sud del Paese si sta lentamente sgretolando – si legge in un comunicato della Cgil locale –: basti pensare all’ultimo rapporto Svimez. La situazione in Calabria e nella provincia di Reggio che, sino a qualche mese fa, sembrava essere un punto fondamentale dell’agenda del Premier Renzi è, di fatto, passata nel dimenticatoio. E lo affermiamo con contezza. L’annunciata e poi cancellata visita del Presidente del Consiglio nella provincia reggina, è il tangibile segno che, ancora una volta, la Calabria viene completamente abbandonata".
"E, in questo quadro di desolazione politica e di allarme sociale (i percettori di ammortizzatori sociali e gli Lsu/Lspu non hanno alcuna certezza per il proprio futuro), un’altra spada di Damocle pende sulla nostra regione e, principalmente, su Reggio. Perché, da un’attenta analisi della legge di Stabilità, emerge con chiarezza che i famosi tagli agli enti locali (peraltro effettuati senza alcun criterio) colpiranno la città dello Stretto, non una, ma ben due volte: prima, con quasi 5 milioni di tagli alle risorse per il comune reggino, con conseguente aumento delle tasse: ci domandiamo quali, visto che siamo al limite della pressione fiscale. E poi, con un ulteriore taglio di circa 3 milioni di euro sul cosiddetto decreto Reggio. Quindi, in totale, saranno 8 milioni, le risorse tagliate per il territorio", dichiara la Cgil di Reggio-Locri.
"La nostra è una denuncia pubblica su quanto questa legge di Stabilità sia inadeguata, insufficiente ma, soprattutto, dannosa per i cittadini. Ciò si tradurrebbe per Reggio e la sua provincia in: meno servizi pubblici; effetti negativi su altri soggetti pubblici (ad esempio, le infrastrutture); effetti negativi sulle prestazioni pubbliche da parte delle amministrazioni comunali; vendita patrimoniale senza precedenti; nessuna ricaduta in termini di investimenti pubblici; aumento del livello di povertà", prosegue il comunicato sindacale.
"Un altro handicap, molto pesante, lo abbiamo riscontrato rispetto alla modulazione dei Fondi europei (programmazione 2015-2020), dove, nel concreto, è stata cancellata l’intera parte jonica, sia sul versante della rete ferroviaria sia su quello della rete stradale. Occorre che il Governo si impegni affinché – di concerto con la nuova giunta regionale (che si insedierà dopo le imminenti elezioni) – venga rimodulata tale programmazione, per far sì che questa realtà territoriale abbia gli opportuni finanziamenti necessari per ammodernare la cosiddetta strada della morte (la ss 106) e contrastare l’abbandono continuo e costante della linea ferroviaria jonica", osserva ancora la Cgil di Reggio e della Locride.
"La questione che poniamo all’attenzione del Governo è la seguente: come può una città, a rischio default, con una percentuale di disoccupazione giovanile superiore al 60%, riuscire a diventare la futura città metropolitana, integrata all’area dello Stretto e all’area euromediterranea, se il Governo non passa dalle parole ai fatti? Quali investimenti e progetti di sviluppo saranno attuati nella famosa cabina di regìa? Quale progetto globale che riguardi l’intera provincia reggina sarà messo in atto se, al posto delle risorse, vengono messi in campo solo tagli? Al premier Renzi, alla sua squadra di Governo, vorremmo infine chiedere: di quale Mezzogiorno stiamo parlando, se la Calabria rimane fuori dalle rotte euromediterranee?", conclude la nota sindacale.