“Sono trascorsi quasi 40 anni dall’emanazione della legge 194, ma ancora troppi gli ostacoli incontrati dalle donne che chiedono di poter abortire”. A dirlo è Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche, partecipando ad Ancona all’iniziativa “Per non tornare al buio. Dialoghi sull’aborto”, organizzata dalla Cgil Marche, dalla Commissione Pari opportunità della Regione Marche e dalla Fondazione Nilde Jotti, per riportare di nuovo l’attenzione sul tema dell’applicazione della legge 194/78 e dell’interruzione volontaria di gravidanza.
Nel mirino, il numero elevato di medici obiettori di coscienza. Dai dati forniti dalla Regione relativi alla presenza di ginecologi obiettori nelle varie strutture ospedaliere marchigiane, emerge un quadro sconsolante: a fine 2016 gli obiettori rappresentano il 70,1 per cento dei ginecologi. La situazione che si osserva nei singoli ospedali è ancora più preoccupante: sono tutti obiettori i 12 ginecologi dell’ospedale di Fermo, dove non vengono effettuate interruzione volontarie di gravidanza (Ivg), così come sono tutti obiettori anche gli 11 ginecologi dell’ospedale di Jesi. All’ospedale di Ascoli Piceno sono obiettori 11 medici su 12, e l’elevato numero di Ivg effettuato in tale presidio ospedaliero viene garantito grazie a una convenzione con l’Aied. Analogo peso degli obiettori anche all’ospedale di Fano, con 10 obiettori su 12, come all’ospedale di Civitanova Marche, con 8 obiettori su 10 ginecologi. Ad allarmare è anche la continua crescita del numero degli obiettori: nel 2016 ci sono 29 ginecologi obiettori in più rispetto ai 81 obiettori di soli otto anni fa.
“La situazione nelle Marche è difficile, ma anche grazie alla forte e tenace mobilitazione e al protagonismo delle donne qualche risultato è stato prodotto” continua Barbaresi: “Innanzitutto per quanto riguarda l’utilizzo della Ru486 e le procedure per l’aborto farmacologico: poco più di un anno fa, seguendo l’esempio virtuoso di tali regioni e provando a recuperare il tempo perduto, la Regione Marche ha avviato la sperimentazione dell’aborto farmacologico con ricovero in day hospital, a livello distrettuale presso il Distretto 4 (Senigallia), sperimentazione poi estesa ulteriormente nei mesi scorsi: una scelta importante che va nella direzione giusta”. Significativa anche l’approvazione da parte del consiglio regionale, il 10 ottobre scorso, della mozione che impegna la giunta a valutare la predisposizione di procedure pubbliche finalizzate ad assumere personale specificamente dedicato a prestazioni connesse all’interruzione di gravidanza, analogamente a quanto fatto dall’ospedale San Camillo di Roma.
All’incontro ha partecipato anche Livia Turco, ex ministra della Solidarietà sociale e della Salute, che ha presentato il suo libro, dal cui titolo ha preso spunto l’iniziativa. “L’aborto continua ancora ad essere un tema di scontro ideologico per questo oggi è importante tenere i riflettori accesi sulla legge 194 e la sua applicazione” ha detto: “Sono prioritari il rilancio dei consultori, l’attuazione della medicina interculturale e soprattutto consentire ai giovani di fare figli quando lo desiderano: si fanno pochi figli, perché oggi avere un figlio è un lusso di fronte ai costi e alla precarietà del lavoro. Si deve costruire una società accogliente verso la maternità. E’ una grande battaglia perché questa società è ostile alla maternità: gli asili nido costano troppo e molte donne sono costrette a lasciare il lavoro”. Inoltre, “le donne devono far ascoltare la loro voce e un gioco di squadra: la carta vincente che ha consentito di ottenere risultati per il bene comune”.