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La Legalità, impegno scelto dalla Cgil come tema dell'anno, e il lavoro segnano fortemente in questo scorcio di 2012 l'azione della maggiore delle confederazioni. È di oggi (31 ottobre) la notizia della proposta di legge di iniziativa popolare sulle aziende confiscate alle mafie - promossa dalla Cgil iniseme ad un ampio arco di forze che comprendono l'Anm, le Acli, Libera, l'Arci ecc - depositata presso l'Ufficio elettorale della Cancelleria della Corte di Cassazione. Una delegazione guidata dal responsabile Legalità Cgil Luciano Silvestri e composta da rappresenanti delle associazioni aderenti alla campagna, ha formalizzato presso la suprema Corte la prima tappa del percorso che porterà fra alcune settimane all'avvio della raccolta delle firme. Cinquantamila quelle necessarie all'iniziativa, ma i promotori contano almeno di raddoppiare il numero di sottoscrizioni.
La Campagna “Io riatttivo il lavoro” a sostegno di 'Misure per favorire l'emersione alla Legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata” - questo il 'titolo' che precede i 10 articoli del testo di legge depositato - accompagnerà i prossimi mesi della vita pubblica e degli eventi politici del Paese per sollecitare ed impegnare il futuro legislatore ed il futuro Governo ad intervenire con nuove norme sulla materia delle confische. L'attuale insufficienza normativa, unita all'assenza del ruolo del governo centrale, determina, infatti, che oggi il 90 p.c. delle aziende sequestrate ai clan cessano l'attività produtttiva e chiudono battenti lasciando i lavoratori senza occupazione, senza reddito e senza alcuna prospettiva.
“Le aziende confiscate sono un bene di tutti” è l'affermazione sempre condivisa da tutti i soggetti impegnati nella lotta alle cosche: E' per questo che la raccolta di firme in calce alla petizione si dispiegherà nelle piazze e nei mercati delle nostre città perchè vengano restituiti alla collettività i patrimoni delle mafie, e si possano valorizzare le enormi potenzialità di sviluppo di attività economiche e produttive dislocate anche in zone insospettate del territorio nazionale, rendendo tali aziende presìdi di legalità democratica ed economica, capaci di garantire lavoro dignitoso e legale.
I 10 articoli del testo di legge (in sintesi)
1. TRASPARENZA: costituire una banca dati nazionale delle aziende sequestrate e confiscate con l'obiettivo di tutelarne la posizione di mercato. La banca dati potrebbe diventare un utile elenco di fornitori per le amministrazioni pubbliche.
2. AGENZIA NAZIONALE: serve istituire presso l'Agenzia Nazionale un apposito ufficio dedicato alle attività produttive e alle relazioni sindacali con l'obiettivo di fornire tutto il supporto necessario per scongiurare il fallimento delle aziende sequestrate e confiscate e tutelarne i livelli occupazionali.
3. VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO: per rendere le aziende confiscate una nuova possibilità di sviluppo bisogna coinvolgere tutti gli operatori economici presenti sui territori. Creare dei tavoli provinciali, in collaborazione con l'Agenzia e le Prefetture, potrebbe favorire l'emersione alla legalità delle aziende e il pieno coinvolgimento del territorio.
4. TUTELA DEI LAVORATORI: la recente riforma Fornero ha abolito l'accesso agli ammortizzatori per i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate. La nostra proposta va in direzione opposta, garantendo a tutti i lavoratori e le lavoratrici vittime del sistema mafioso un sostegno al reddito e un percorso di reinserimento lavorativo.
5. LEGALITA' DELLE IMPRESE: estendere e rafforzare il rating di legalità per le aziende sequestrate e confiscate, garantire agevolazioni fiscali per chiunque gli commissioni lavori o forniture. Prevedere, inoltre, specifiche convenzioni tra le pubbliche amministrazioni e le aziende sottratte alle mafie per i lavori e le forniture sotto soglia.
6. RISTRUTTURAZIONE AZIENDALE: per risolvere il problema del credito bancario, per pagare gli stipendi dei lavoratori e sostenere i costi dell'emersione alla legalità delle imprese si propone di istituire un apposito fondo di rotazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il Fondo sarebbe finanziato da una parte delle liquidità confiscate alla criminalità.
7. NO AL LAVORO NERO: favorire l'emersione dei rapporti di lavoro irregolari attraverso un complesso di interventi in favore delle aziende sequestrate e confiscate. Si prevedono agevolazioni fiscali per la regolarizzazione e incentivi per la messa in sicurezza delle imprese.
8. CONCORDATO ANTICRISI: L'attuale legislazione prevede la liquidazione delle imprese che abbiano precedentemente accumulato debiti. Per scongiurare il fallimento e per tutelare i lavoratori e i creditori si prevede l'estensione del concordato previsto dalla Legge Marzano per le aziende in crisi.
9. USO SOCIALE DELLE AZIENDE: Si incentiva, attraverso un complesso di agevolazioni fiscali, la costituzione di cooperative dei lavoratori disposti a rilevare l'azienda. Il modello di riferimento sono le tante esperienze positive create dopo l'approvazione della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
10. FORMAZIONE DEI LAVORATORI: Attraverso specifiche convenzioni con i fondi interprofessionali le istituzioni possono favorire un adeguato percorso di formazione e aggiornamento dei lavoratori e delle lavoratrici con l'obiettivo di utilizzare al meglio il potenziale di sviluppo delle aziende sequestrate e confiscate alle mafie.
SCHEDA INFORMATIVA. Secondo i dati dell' Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) sono 1480 le aziende confiscate in via definitiva alla criminalità organizzata,un numero molto rilevante, pari al 10% dell'intero patrimonio confiscato dall'82 ad oggi. Come nel caso dei beni immobili, i provvedimenti di confisca per le aziende sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, con numeri molto alti e significativi anche in regioni -come la Lombardia e il Lazio- non a tradizionale presenza mafiosa. Come per gli immobili, in cima alla classifica stilata dall'Agenzia c'è la Sicilia, regione in cui sono state confiscate 544 aziende, più del 35 p.c. del totale. Salta all'occhio, leggendo i dati, che il 95 p.c. delle aziende confiscate risiedono in sole 6 Regioni, nell'ordine: Sicilia, Campania, Lombardia, Calabria, Lazio e Puglia. Un dato che fa riflettere soprattutto alla luce della centralità che Lazio e Lombardia hanno per la vita economica, sociale e politica del nostro paese. Attualmente l'Agenzia Nazionale ha in gestione 1024 aziende, ma il dato non deve ingannare. Infatti già nel nel 2010 su circa 946 aziende in dotazione all'Agenzia solo il 19 p.c. (234) erano in gestione e da destinare ad riutilizzo sociale e/o alla vendita. Il che significa che tutte le altre sono state già vendute (29) o in affitto a titolo oneroso (6), in fallimento aperto già in fase giudiziaria (181), destinate alla cancellazione dal Registro delle Imprese (REA) (181), o in gestione e destinate al fallimento (286). Le circa 500 aziende che invece sono già uscite dalla gestione sono praticamente tutte fallite.Allo stato attuale, inoltre, l'Agenzia Nazionale non è in grado di fornire una stima su quanti lavoratori sono stati coinvolti da questi processi e su quanti sono stati colpiti dal fallimento delle aziende confiscate.