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“La vicenda catalana è il frutto di una serie di errori, di sottovalutazioni e di strumentalizzazioni da parte in modo particolare del premier spagnolo Mariano Rajoy. Ricordo che nel decennio passato le autorità di Catalogna insieme al governo centrale spagnolo – all'epoca rappresentati rispettivamente da Pasqual Maragall e José Luis Zapatero – avevano raggiunto l'accordo su uno statuto che regolava in modo condiviso l'autonomia della Regione catalana. Rajoy tra i suoi primi provvedimenti lo ha impugnato, avviando un processo di incomprensioni e di scontri che sono arrivati all'esito della terribile giornata di ieri. Quindi, se dobbiamo individuare le responsabilità, la prima persona da indicare è sicuramente Mariano Rajoy”. Lo afferma Fausto Durante, responsabile per le politiche europee e internazionali della Cgil, intervistato da RadioArticolo1 (qui il podcast) nella trasmissione Ellemondo all’indomani del voto indipendentista nella penisola iberica.
“Come Cgil – precisa Durante – sin dal primo momento abbiamo sostenuto le posizioni del sindacato spagnolo che unitariamente, Comisiones Obreras e Ugt, ha chiesto dialogo e tolleranza. Del resto non avrebbe senso intervenire dall'esterno su una questione che riguarda direttamente le vicende interne di un altro Stato di cui rispettiamo l'autonomia e la libertà decisionale. Perciò abbiamo espresso da subito ai nostri colleghi spagnoli il nostro sostegno alla loro posizione che è molto chiara e allo stesso tempo inascoltata: la Spagna ha bisogno di una riforma istituzionale, di una revisione del suo assetto statale e di una Costituente, per ridisegnare il profilo e le caratteristiche dello Stato unitario nell'ottica di una concessione federalista e autonomista delle diverse regioni. Non dobbiamo mai dimenticare, quando parliamo di questa vicenda, le forti identità regionali sul piano culturale, della lingua e dell'identità”.
“Se queste identità non trovano compensazione in uno stato federale e solidale – osserva ancora l'esponente della Cgil – si corre il rischio di percorrere la strada senza uscita che deciso di prendere il governo della Catalogna, che certo ha violato la Costituzione, ha indetto un referendum su cui è legittimo avere molte riserve dal punto di vista della legge. Ma che esprime comunque un sentire collettivo della sua popolazione”. Resta il problema “dell'atteggiamento pilatesco di Bruxelles”, conclude Durante: “Manca una posizione chiara, comprensibile e unanime della politica estera del vecchio continente. Era già accaduto per altri conflitti che avvengono nel mondo, ma in questa circostanza è stato ancora più evidente: la voce dell'Unione europea è balbettante, e questo è davvero un grande peccato”.