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Ripartire dal territorio, laddove si sentono di più gli effetti del cambiamento, ed estendere quindi la contrattazione sociale insieme alla vertenzialità territoriale e aziendale. Costruendo un terreno fertile attraverso il cosiddetto reinsediamento della Cgil nelle mille Italie. Questi gli obiettivi della Cgil, richiamati nella recente assemblea delle Camere del Lavoro e rilanciati da Guglielmo Epifani. Susanna Camusso, segretaria confederale Cgil, chiarisce il senso delle pratiche (molto spesso positive), di contrattazione tra le parti sociali e gli enti locali. “La crisi – afferma - ci ha già cambiati. Prima parlavamo dei poveri come di persone al di fuori del mercato del lavoro. Ora dobbiamo occuparci di larghi strati di lavoratori che rischiano di diventare poveri perché perdono il lavoro, sono in cassa integrazione e non hanno prospettive”. Camusso illustra così la necessità strategica per il sindacato di trovare punti di contatto tra la contrattazione tradizionale (contratti nazionali di categoria, contrattazione di secondo livello in azienda, contrattazione territoriale o di sito) e la contrattazione sociale che fino a poco tempo fa era stata affidata quasi esclusivamente ai sindacati dei pensionati.
“Si tratta di costruire - rileva - uno snodo fondamentale tra la contrattazione dei luoghi di lavoro e la contrattazione territoriale. In questo senso ritorna di grande attualità il tema dell’informazione, che una volta era compreso nella prima parte dei contratti nazionali. Con la crisi il sindacato ha bisogno più di prima di conoscere le scelte delle aziende”. Solo così, secondo la sindacalista, si potrà impostare un discorso serio sulla democrazia economica, “altrimenti si rimane sul piano degli slogan facili, ma spesso anche vuoti”. In questi mesi di crisi la Cgil ha già sperimentato nuove forme di contrattazione come nel caso dei tantissimi accordi che hanno permesso di anticipare i soldi della cassa integrazione o che magari si sono occupati anche del lavoro dei migranti. “Ora si deve passare però a un’ulteriore fase – conclude Camusso –. E’ arrivato il momento di pensare all’innovazione. Ed è su questo che si possono verificare processi unitari nelle aziende anche con gli altri sindacati. È stata proprio la crisi a rilanciare la nuova centralità della contrattazione”.
Il Dipartimento organizzazione della Cgil, guidato da Enrico Panini, nel frattempo, ha definito l’obiettivo delle politiche di reinsediamento territoriale della confederazione che è quello di estendere la rappresentanza e la rappresentatività del Sindacato per la difesa dei diritti e delle tutele. Cioè la capacità di rappresentare e tutelare vecchi e nuovi bisogni. Naturalmente partendo, appunto, dal territorio, e dalle Camere del lavoro. Il territorio, infatti, dice il documento del Dipartimento organizzativo, “è il luogo delle nostre radici storiche, dove si verifica la nostra capacità di tutela e contrattazione delle condizioni materiali di chi lavora e dei fattori di uno sviluppo sostenibile, in un contesto di coesione e di integrazione sociale”