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Oggi (17 febbraio), i lavoratori della Sanità pubblica e privata del Lazio hanno organizzato un presidio davanti il ministero della Salute di Roma, per sensibilizzare i cittadini sulla disastrosa situazione del settore in cui lavorano. “E' una situazione da codice rosso. Da una parte, nel pubblico, c'è il blocco delle assunzioni, non c'è il rinnovo dei contratti di lavoro ed è stata anche bloccata la contrattazione integrativa. Dall'altra, la sanità privata è ormai alla deriva. E' notizia di ieri che all'ospedale Israelitico di Roma non saranno pagati gli stipendi di febbraio. E solo una delle crisi, che si aggiunge a quella di molte altre strutture, sia piccole che grandi”. A dirlo ai microfoni di Work in news su RadioArticolo1 è stato Natale Di Cola, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio.
“Non c'è un progetto chiaro di rilancio – ha continuato -. La battaglia per il giusto orario, ad esempio, è una norma di buon senso. Ma anche con quella sono venuti fuori tutti i limiti dell'organizzazione. Perché manca il personale, e allora le aziende tagliano i servizi. Bisognerebbe permettere di assumere, non c'è altra strada. Le linee guida della Regione, invece, sono tutte legate al rispetto dei conti. Per questo abbiamo avuto altri tagli, altre razionalizzazioni. E purtroppo anche gli accordi fatti stentano a decollare”.
A pagare poi, oltre ai lavoratori, sono anche i cittadini. “Purtroppo – ha concluso Di Cola - i livelli minimi di servizi per chi vive nel Lazio non sono garantiti. Si prova ogni tanto a mettere delle pezze, ma non si risolve mai nulla. Spesso si parla delle crisi delle aziende più grandi, ma ci sono anche decine e decine di piccole case di cura che stanno chiudendo. E' davvero un sistema con poche regole che vive un paradosso: coi soldi pubblici non si riesce a fare buona impresa e non si riescono nemmeno a fornire buoni servizi. Oggi siamo a protestare davanti al ministero, per ribadire tutto questo, ma anche continuare la battaglia per le battaglie, quella unitaria per il rinnovo del contratto del lavoro pubblico”.