Il negoziato sulla riforma del lavoro "si può concludere con un accordo buono, anche in tempi rapidi", ma la questione centrale deve essere "la lotta alla precarietà, non la cosiddetta flessibilità in uscita, sulla quale "non accetteremo passi indietro della giurisprudenza per i licenziamenti senza giusta causa". A dirlo è il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi, intervistato da RadioArticolo1 in vista del prossimo round con il governo che si terrà lunedì con all'ordine del giorno gli ammortizzatori sociali.

"Siamo convinti - aggiunge Nicolosi - che la riforma vada fatta: 46 forme di assunzione sono troppe, rendono difficile ai giovani l'ingresso nel lavoro con garanzie", senza dimenticare la questione degli ultracinquantenni "che rischiano di essere buttati fuori". Chi ha pretese di importare in Italia la flexicurity, conclude il dirigente sindacale, "si fa solo illusioni: è un modello che costerebbe di più anche alle imprese", senza contare che in Danimarca il prelievo fiscale è 58 per cento e tutti pagano le tasse. L'Italia, come ha chiesto anche l'Unione europea, "si deve dare una strumentazione propria senza scimmiottare altri paesi".