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Sono almeno 260mila i bambini tra 7 e 15 anni coinvolti nel lavoro minorile in Italia, pari al 7% della popolazione in questa fascia di età, ovvero uno su 20. E’ uno dei dati che emergono dal dossier “Lavori Ingiusti”, indagine sul lavoro minorile e il circuito della giustizia penale realizzata da Save the Children in collaborazione e con il finanziamento del Ministero della Giustizia, e diffusa oggi a Roma in occasione della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile.
Tra i settori che presentano le maggiori criticità su questo fronte il dossier segnala ristorazione, vendita, edilizia, agricoltura, allevamento e meccanica. E si mette in evidenza anche lo stretto collegamento tra lavoro minorile, abbandono della scuola e ingresso nella rete della giustizia minorile.
Si attesta al 66% infatti la quota dei minori del circuito della giustizia minorile che ha svolto attività lavorative prima dei 16 anni. Nel 73% dei casi sono giovani italiani mentre il 27% è costituito da ragazzi di origine straniera. Più del 60% degli intervistati ha svolto attività di lavoro tra i 14 e i 15 anni; tuttavia, oltre il 40% ha avuto esperienze lavorative al di sotto dei 13 anni e circa l'11% ha svolto delle attività persino prima degli 11 anni.
Il 71% dei ragazzi dichiara di aver lavorato quasi tutti i giorni e il 43% per più di 7 ore di seguito al giorno; il 52% ha lavorato di sera o di notte. Inoltre, la maggior parte afferma di avere iniziato a compiere azioni illecite tra i 12 e i 15 anni, parallelamente all'acutizzarsi di problemi a scuola, culminati spesso in bocciature e abbandoni.
Tra le raccomandazioni di Save the Children per far fronte al problema, l'adozione tempestiva di un Piano Nazionale sul Lavoro Minorile che preveda da un lato la creazione di un sistema di monitoraggio regolare del fenomeno e dall'altro le azioni da svolgere per intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale, e in particolare delle peggiori forme di lavoro minorile.