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Gli anni si succedono l'uno all'altro, ne sono già passati sessantuno, ma il dolore e l'emozione per la tragedia di Marcinelle – il terribile incendio nella miniera di carbone del Bois du Cazier in Belgio, nel quale l'8 agosto del 1956 persero la vita 262 lavoratori, di cui 136 italiani – restano sempre vivi e fortissimi. Anche quest'anno, come sempre da molto tempo a questa parte, la Cgil è stata e sarà presente insieme all'Inca alle iniziative che si tengono a Marcinelle e altrove, in Belgio come in Italia, in occasione dell'anniversario dell'incidente. Un incidente che ha riguardato in modo particolare il nostro paese, per la quantità di vittime italiane e lo spettro ampio della geografia della loro provenienza, ma che ha rappresentato una vera e propria tragedia europea del lavoro, considerando che assieme agli italiani e ai belgi l'elenco delle vittime comprende lavoratori francesi, tedeschi, greci, polacchi, ungheresi, e così via.
Nel 1956, l'incidente di Marcinelle squarciò il velo di silenzio sulle terribili e inumane condizioni di lavoro nella miniera, che vedevano gli aspetti legati all'incolumità e alla sicurezza delle persone regolarmente messi in secondo piano rispetto alle esigenze della produzione. Ma quell'evento terribile, allo stesso tempo, permise di far luce sulla situazione di rifiuto e di emarginazione, dai chiari tratti razzisti, che i lavoratori italiani e le loro famiglie subivano nel Belgio di quel tempo. Un paese che aveva stipulato con l'Italia accordi di fornitura di manodopera in cambio di carbone a prezzi vantaggiosi ma che, nonostante le promesse di lavoro, casa e un futuro migliore per chi avesse accettato, praticava nei confronti dei lavoratori italiani un atteggiamento di discriminazione e di esclusione.
Per questo, ricordare Marcinelle, come la Cgil fa ogni anno, non significa solo coltivare la memoria della storia e il ricordo di migliaia e migliaia di italiani costretti a lasciare il proprio paese per cercare fortuna altrove, ma vuol dire allo stesso tempo discutere di due temi – per l'appunto il lavoro e le migrazioni – decisivi anche per l'oggi e per l'avvenire. Vuol dire continuare a contrastare un processo di progressiva perdita di valore e di senso del lavoro, processo che vediamo affermarsi nelle dinamiche dell'economia e dei modelli produttivi e che le scelte dei governi in Europa tendono ad assecondare, insieme all'erosione dei diritti, delle quantità salariali, delle protezioni sociali. E vuol dire affrontare, nella piena consapevolezza delle differenze epocali rispetto ad oltre sessant'anni fa, i temi della migrazione e delle sfide che essa pone in termini di integrazione, di inclusione, di costruzione di equilibri sociali e civili all'insegna del rifiuto di ogni forma di razzismo e di discriminazione.
Come diciamo da tempo, la tragedia di Marcinelle parla ancora e sempre più all'Europa e al tempo presente. È questa la ragione per la quale continuiamo a ricordare gli eventi e i silenziosi eroi che ne sono stati a un tempo protagonisti e vittime, cerchiamo di trarre dalla storia gli insegnamenti giusti, tentiamo di orientarci nella direzione appropriata per il futuro.
Fausto Durante è responsabile politiche europee e internazionali della Cgil