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Il papa alla Fincantieri di Ancona, il mondo cattolico, il lavoro. Ne parliamo in questa intervista con Marco Politi, scrittore e vaticanista, partendo subito da una domanda: in che misura le parole di Benedetto XVI possono influenzare una presa di coscienza da parte di tutti i cattolici in tema di lavoro.
Politi Fra i credenti è diffusa la consapevolezza che la perdita del lavoro sia un evento altamente drammatico. In particolare per la stabilità della famiglia e per l’opportunità stessa di formarsene una. Oggi, come sappiamo, sono in numero crescente le madri e i padri che devono continuare a mantenere i propri figli. Le considerazioni che fa la Chiesa cattolica sulla cosiddetta “generazione senza speranza” sono alimentate dalle notizie che provengono direttamente dalle parrocchie e dai vescovi. Il tema numero uno è proprio la mancanza e la perdita di lavoro, le condizioni di precariato permanente e la cassa integrazione. L’eventuale mantenimento dell’articolo 8 della manovra di ferragosto, qualora non fosse avversato dal sindacato d’ispirazione cattolica, sarebbe in aperta contraddizione con questo comune sentire.
Rassegna L’attenzione dei pontefici per il lavoro e i lavoratori è sempre stata alta?
Politi Come abbiamo visto fare ad Ancona da Papa Benedetto XVI, le parole dei pontefici si collocano all’interno di un’attenzione costante della Chiesa cattolica sulla questione. La Cei soprattutto tiene frequentemente delle riunioni sulle tematiche del lavoro, in particolare sulla disoccupazione giovanile e sulla grande piaga del precariato. Le riflessioni dei papi intorno alla società moderna e alla situazione italiana tornano di continuo sui temi del lavoro. Giovanni Paolo II da giovane aveva sperimentato direttamente la durezza della condizione lavorativa, prima in una cava di pietra e in seguito in uno stabilimento chimico. Colpito dalla tragedia di un infortunio mortale sul lavoro, cui aveva assistito, scrisse anche una poesia su questa morte bianca.
Rassegna Che cos’è per la Chiesa il lavoro?
Politi È il modo in cui una persona si esprime e si realizza nella società e nella vita. Avere o non avere un lavoro significa incidere profondamente in tutto questo. Nell’enciclica Laborem Exercens di Giovanni Paolo II (1981), che tratta del lavoro nel novantesimo anniversario della Rerum Novarum, è sottolineata la dimensione antropologica del lavoro come parte fondamentale della personalità. E nella Caritas in Veritate, l’enciclica del 2009 di Benedetto XVI, al capitolo II, intitolato Lo sviluppo umano nel nostro tempo, sono ampiamente trattate le tematiche del lavoro e della rappresentanza sindacale.
Rassegna Cosa pensa la Chiesa della rappresentanza sindacale?
Politi La Chiesa ritiene che nel terzo mondo la rappresentanza sindacale si sia poco sviluppata e che nel primo mondo si sia verificato un arretramento.
Rassegna Fra i peccati individuali ce n’è uno che stigmatizzi il comportamento di un imprenditore qualora non sia rispettoso dei diritti dei lavoratori?
Politi Sì. Da molti anni fra i peccati individuali ci sono anche i peccati sociali. E per la dottrina sociale della Chiesa, che si è venuta molto rafforzando dopo Leone XIII (il “papa dei lavoratori”, ndr), fra i peccati che gridano vendetta di fronte a Dio c’è, oltre all’omicidio, il “frodare l’operaio della sua mercede”, che significa non riconoscere al lavoratore il giusto compenso per la sua opera.
Rassegna Cosa dice la Chiesa a chi non paga le tasse?
Politi Che è un grave peccato sociale, come denunciato molto chiaramente nello scorso agosto dal presidente della Cei. Il cardinal Bagnasco ha fatto appello alla coscienza di ciascuno perché questo dovere sia assolto da tutti.
Rassegna La Chiesa potrebbe dare più spesso il suo contributo a difesa dei diritti dei lavoratori nel nostro paese?
Politi Sono certo che anche in futuro la Chiesa cattolica coglierà ogni occasione per affrontare le problematiche del lavoro e denunciare la grave situazione del precariato. A conferma della mia certezza desidero citare le parole del segretario di Stato Vaticano. Il cardinal Bertone, nel recente incontro di studi delle Acli, ha scandito: “I diritti sociali sono parte integrante della democrazia sostanziale e l’impegno a rispettarli non può dipendere meramente dall’andamento delle borse e del mercato”.