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Il 14 gennaio, alla presenza di Susanna Camusso, si apre a Bologna la discussione sul Nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori proposto dalla Cgil, alla presenza di 5.000 tra quadri e delegati regionali. “Inizia per noi una fase molto importante – ha detto Vincenzo Colla, segretario generale della Cgil dell’Emilia Romagna intervistato da RadioArticolo1 (qui il podcast) –. Proporremo al paese una Carta universale per unificare i diritti nel mondo del lavoro. Alla base c’è anche un’idea importante di modello di sviluppo: non si può ‘crescere’ se non ci sono stessi diritti non solo per i lavoratori dipendenti, ma per tutti quelli economicamente subordinati. Si tratta di un atto importante di innovazione nel diritto”.
La sfida, per la Cgil, è anche nel metodo, e non solo nel merito. La Carta verrà infatti elaborata dal basso, coinvolgendo direttamente i lavoratori. “Vogliamo rimettere al centro – ha aggiunto Colla – un processo di partecipazione democratica. Per la prima volta la Cgil utilizzerà la consultazione straordinaria prevista dal suo Statuto. Saranno coinvolti milioni di lavoratori e si arriverà al voto finale di tutti gli iscritti. In Emilia il 18 partiranno miglia di assemblee nei luoghi di lavoro: per noi si tratta di un impegno straordinario”.
Il leader della Cgil ha poi stilato un primo bilancio sul Patto per il lavoro regionale siglato con le istituzioni cinque mesi fa. Il Patto contiene un’idea di sviluppo che va in direzione opposta “rispetto a quella prospettata dal governo centrale che punta a sgravi a pioggia, come se bastasse lanciare soldi da un elicottero per far ripartire l’economia del paese. Nel Patto c’è un’idea strategica del ruolo pubblico e degli investimenti come moltiplicatore di sviluppo che può creare filoni strategici di politiche industriali”.
Tra i primi risultati ottenuti dal Patto il leader della Cgil regionale cita, all’interno dei bandi europei, “delibere che stabilizzano 700 ricercatori, investimenti su tecnopòli territoriali e opere di messa in sicurezza del territorio con investimenti importanti”. Ci sono ancora diversi ambiti su cui intervenire, “ma il giudizio è positivo, anche per quanto riguarda il modello di relazioni messe in piedi: una novità per il paese e in controtendenza con l’azione del governo che invece decide di fare sempre tutto da solo”.
Nel frattempo, la contrattazione in Emilia Romagna sta conseguendo risultati importanti. Ultimo l’accordo con Ikea che riguarda gli appalti nell’interporto di Piacenza: “Ikea ha capito che non si può gestire un interporto così importante pensando di fare gli appalti a prescindere dal rispetto dei diritti dei lavoratori.” Per la prima volta, ha spiegato Colla, “l’accordo definisce intese preventive con le organizzazioni sindacali, definisce in forma rigida l’applicazione dei contratti e la formazione degli operatori, tema importante in luoghi caratterizzati da una forte dose di multiculturalità”.
Altro fiore all’occhiello regionale la stipula di oltre 100 accordi aziendali che escludono l’applicazione del Jobs Act, l’ultimo quello col comune di Forlì. “Del resto – ha sottolineato il sindacalista – come si può pensare di fare un appalto, pubblico o privato, e subito dopo rischiare di perdere lavoratori con buone professionalità o avere soggetti che prendono risorse pubbliche e poi scappano”?
In effetti questo tema incrocia con forza quello della legalità. Il 23 marzo a Reggio Emilia inizierà il processo Aemilia, nel quale per la prima volta il sindacato è stato riconosciuto come parte lesa in un procedimento per mafia nel Nord d’Italia: “Si tratta di una decisione importante che sancisce il ruolo costituzionale del sindacato come presidio nei territori”.
Non poteva mancare, infine, un riferimento alla vicenda della Basell di Ferrara che ha sospeso un delegato sindacale, Luca Fiorini, nel corso della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo. “L’azienda – ha attaccato Colla – ha usato strumentalmente un diverbio durante una trattativa per andare a colpire le agibilità sindacali in una vertenza complessa. Basell, pur andando bene economicamente, ha ridotto i livelli occupazionali di 100 unità. Di questo, appunto, si discuteva nella trattativa. Naturalmente sosterremo i lavoratori e il delegato nella loro lotta contro un gruppo dirigente che non ha ancora capito che, nei nostri territori, situazioni simili non possono essere gestite in questo modo”.