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“L’iniziativa cade in un momento particolarmente delicato per il nostro Paese, perché se è vero che l’innovazione tecnologica è qualcosa che si sta manifestando con estrema rapidità, è anche evidente che siamo a fine legislatura e che quindi l’idea di veder giungere al traguardo un intervento legislativo e regolativo di qualche tipo su questo versante appare piuttosto inverosimile”. Sono in queste parole di Umberto Carabelli, giuslavorista (è stato per anni professore di Diritto del lavoro all’Università di Bari) e attualmente direttore della Rivista giuridica del lavoro (Rgl), le ragioni principali che hanno indotto la stessa Rgl, assieme all’ufficio giuridico della Cgil, a organizzare il convegno su “Il lavoro nelle piattaforme digitali: nuove opportunità, nuove forme di sfruttamento, nuovi bisogni di tutela”, che si terrà oggi (20 ottobre) a Roma, all’Auditorium di via Rieti, dalle 9 alle 18.
Rassegna Anche sul fronte legislativo sembra che, comunque, qualcosa cominci a muoversi…
Carabelli È vero, ci sono un paio di disegni di legge, uno di cui è primo firmatario il senatore Ichino, l'altro di cui è promotore l’onorevole Airaudo, che verranno depositati prima della fine dell’attuale legislatura, che non riusciranno sicuramente a essere discussi, ma che diventeranno inevitabilmente un punto di riferimento per la riflessione, anche scientifica, della prossima.
Rassegna Veniamo al convegno. Come lo avete pensato?
Carabelli Il convegno, che sarà anche l’occasione per presentare il fascicolo n. 2/2017 della nostra rivista, si struttura con un taglio interdisciplinare, perché riteniamo che non sia opportuno concentrarsi soltanto sui profili giuridici del lavoro nelle piattaforme, quella che comunemente viene definita la gig economy, ma che sia invece necessario attingere informazioni e conoscenza dalle riflessioni che provengono dal mondo della sociologia e da quello dell’organizzazione del lavoro.
Rassegna Entrando maggiormente nel merito?
Carabelli Oltre a tre relazioni giuridiche che riguarderanno la dimensione dell’organizzazione collettiva dei lavoratori e il ruolo del sindacato rispetto agli addetti delle piattaforme, gli aspetti delle tutele del lavoro e delle tutele sociali, vale a dire della protezione del welfare rispetto al lavoro e, inevitabilmente, della preoccupante realtà di una prospettiva di precarietà per migliaia e migliaia di lavoratori nel prossimo futuro, il convegno si soffermerà più avanti sulle possibilità di controllo dei processi di innovazione, perché la tendenza è quella di ritenere che la tecnologia sia qualcosa di incontrollabile, di necessariamente libero, mentre invece noi sappiamo che alle spalle di ogni determinazione tecnologica c’è sempre una precisa scelta, anche di carattere economico, che concerne, per essere più chiari, il potere finanziario capitalistico e quello delle grandi multinazionali. Senza dimenticare l’altro importante aspetto che sarà al centro del nostro convegno, quello relativo alla modifica delle competenze che saranno necessarie per poter lavorare nelle piattaforme. Saremo di qui a poco tempo di fronte a una trasformazione inarrestabile dell’applicazione dei processi tecnologici moderni alla produzione di beni e servizi, che richiederà sempre nuove competenze. Un tema intimamente correlato a quello, delicatissimo, della formazione, di quali sono le sue responsabilità e di quale ruolo il sindacato può assolvere rispetto agli obblighi formativi nei confronti dei lavoratori.
Rassegna Ecco, il ruolo del sindacato. Il convegno sarà chiuso da una tavola rotonda con le forze politiche e sociali dal titolo “Quali tutele per i lavoratori?”, al termine della quale è previsto l’intervento di Susanna Camusso. Quale contributo si aspetta, sul controverso tema dell’innovazione tecnologica, da un’organizzazione come la Cgil?
Carabelli Da questo punto di vista, sono molto curioso. Sappiamo tutti che la Cgil si è impegnata molto con la Carta dei diritti nel tracciare una linea d’azione rispetto alle esigenze di regolazione dei fenomeni di precarietà. Da questo punto di vista, il tema delle tutele universali, dell’estensione delle protezioni tipiche del lavoro subordinato anche ai lavori di carattere parasubordinato e autonomo riguarda molto da vicino chi oggi opera nelle piattaforme. Occorrerà verificare se non sia addirittura il caso di precisare meglio rispetto a questi lavoratori alcuni aspetti che meriterebbero ulteriori riferimenti. Quello che vorrei auspicare è che non ci si vada a impelagare nella gabbia della qualificazione del rapporto, ossia in una discussione fuorviante finalizzata a stabilire se questi soggetti che lavorano nelle piattaforme sono subordinati, parasubordinati o autonomi. Il problema vero è un altro: che tutele diamo a questi lavoratori e, soprattutto, chi sarà, dal punto di vista organizzativo, responsabile di queste tutele.