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Il controllo a distanza dei lavoratori, uno degli aspetti più controversi e criticati del Jobs Act, trova ora un pesante altolà: dal Consiglio d'Europa arriva infatti un esplicito divieto ai datori di lavoro di 'spiare' i dipendenti e di interferire nella vita privata di chi lavora per loro. Lo afferma una raccomandazione del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa - riportata dall'Ansa - che mira a proteggere la privacy dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici che permettono ai datori di lavoro di raccogliere e conservare ogni tipo di informazione.
Più nel dettaglio, il Consiglio d’Europa afferma che ai datori di lavoro è vietato usare qualsiasi tecnologia al solo scopo di controllare le attività e i comportamenti dei dipendenti, ma soprattutto che nel caso si renda necessario utilizzare telecamere, o altri sistemi di sorveglianza, questi non dovranno mai essere posizionati in zone dove normalmente i dipendenti non lavorano, come spogliatoi, aree ricreative, o mense.
Altro aspetto importante evidenziato dal Consiglio d’Europa: il lavoratore ha sempre il diritto di sapere quali dati il 'padrone' sta raccogliendo su di lui e perché, e ha anche il diritto di visionarli, di chiederne la correzione, e addirittura la cancellazione. Nella raccomandazione vengono elencate anche tutte le informazioni che un datore di lavoro non può chiedere al dipendente o a chi vuole assumere, e i limiti che deve rispettare nel comunicare, anche all'interno della stessa azienda, i dati raccolti.
Dunque, seppure non si tratti di una norma con valore vincolante, la raccomandazione ha un peso importante, anche perché potrà essere usata davanti ai tribunali nazionali, e poi eventualmente alla Corte di Strasburgo, da chi ritenga violata la sua privacy.