"In quest’ultimo periodo rileviamo una certa euforia da parte della politica circa la ripresa del lavoro. A sentire le dichiarazioni, sembrerebbe che la piccola ripresa registrata sia accompagnata da un’espansione dell’occupazione. Per smentire quest’affermazione basterebbe guardarsi intorno. Una sana osservazione della realtà consentirebbe di capire come vivano le persone e quali siano i loro bisogni, e dunque come occorrerebbe interpretarli e rappresentarli". Così, in una nota, Donatella Onofri, della segreteria Cgil di Roma e Lazio.
"Se si assume il Jobs Act come una verità indiscussa e indiscutibile, la lettura dei dati sull’occupazione viene invece piegata allo scopo, e allora si guardano solo i rapporti di lavoro attivati e non quelli cessati. Nel Lazio, ad esempio, il saldo tra contratti a tempo indeterminato attivati e cessati nel primo semestre dell’anno è fortemente negativo: - 18.251 rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Si conferma invece l’esplosione di contratti a termine: 253.207 (il 71,57% del totale dei contratti attivati). Purtroppo però, sono di breve durata, come testimoniano le cessazioni: 193.032. Dunque, si tratta di lavoro povero", rileva la sindacalista.
"La tendenza è negativa anche rispetto al 2016: nello stesso periodo - primo semestre - il saldo tra attivazioni e cessazioni era di 12.060 rapporti a tempo indeterminato non sostituiti. Se questi sono i numeri, è evidente che le politiche del lavoro sono sbagliate, che la politica dei bonus è fallita. Si cambi strada. Si modernizzi l'Italia attraverso una programmazione di interventi che ci faccia uscire dalla logica emergenziale Solo avendo un’idea, una visione di come migliorare il Paese, e con esso l’economia, si potrà creare lavoro vero. Ogni tanto usare la categoria del buon senso sarebbe utile", conclude la dirigente sindacale.