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“Il Paese deve tornare a crescere e, su questa linea, la contrattazione non solo non è un impedimento ma una leva sulla quale agire. Non è possibile quindi che si discuta sul come e quando licenziare e non come invece agire sulla leva della contrattazione e, per questa via, della crescita”. Lo ha affermato il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, nel corso del suo intervento al seminario sulla contrattazione organizzato oggi dalla Filctem Cgil.
Per il dirigente sindacale “contrattare ai tempi della 'contro' riforma del mercato del lavoro del governo Renzi vuol dire ragionare senza più l'articolo 18: scavando nella memoria, l'ultima stagione contrattuale vissuta senza il diritto alla reintegra risale a poco meno di mezzo secolo fa. Momenti in cui avevo, ai tempi dei tessili, tre livelli di contrattazione: il contratto nazionale, quello di fase e quello aziendale. Il tutto perché c'era una spinta dell'economia che determinava la redistribuzione. Ora c'è l'urgente bisogno di tornare a quella spinta lì”.
“Entriamo in una fase contrattuale - ha poi aggiunto Martini - nella quale ci ritroviamo non solo senza l'ombrello dell'articolo 18 ad incidere sui rapporti di forza ma dove il Jobs Act porta con sé la mutazione genetica della platea occupazionale. Il contratto a tutele crescenti è uno strumento che tecnicamente può, nel giro di un periodo breve, modificare geneticamente il mercato del lavoro. Si passa da una storia di identità collettiva ad una storia individuale, e se finisce questa storia si instilla la prima mina che fa saltare alla radice il sistema contrattuale. Per questo dobbiamo fare non solo un'azione di contrapposizione ma riprogettare la contrattazione e ragionare sul fatto che il contratto nazionale è uno strumento d'identità della rappresentanza che vogliamo difendere”. Il tutto partendo da una considerazione: “La discussione sui due livelli di contrattazione è caricaturale rispetto alla realtà visto che ci sono settori dove l'unico strumento di tutela è il contratto nazionale”, ha concluso Martini.