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Sempre di meno, sempre più anziani e con sempre più carichi di lavoro. Questo il quadro del lavoro pubblico, che emerge dai dati del Conto annuale dello Stato, analizzati in dettaglio dalla Fp Cgil nazionale, in un report che mette in luce i segmenti rappresentati dalla categoria, ovvero funzioni centrali, funzioni locali e sanità pubblica. Un quadro che dimostra, secondo la categoria del pubblico impiego, come “il perimetro di intervento dei servizi pubblici arretra e il sistema è al collasso”: serve “un piano straordinario di assunzioni di giovani nelle pubbliche amministrazioni”, perché “per mantenere almeno l’attuale livello dei servizi e delle prestazioni negli stessi comparti è necessario assumere nei prossimi 3-6 anni 550 mila lavoratrici e lavoratori”.
Dal dato macro di partenza, che tiene dentro anche il mondo della scuola e le forze di polizia, si contano complessivamente 3.247.764 lavoratrici e lavoratori al 2016, ultimo anno disponibile secondo il Conto annuale, in flessione nel corso di dieci anni del -7,2%, ovvero 246.187 in meno rispetto al 2007, quando si contavano 3.429.266 ‘pubblici’. Entrando nel dettaglio dei segmenti rappresentati dalla Fp Cgil, nei tre grandi comparti presi in considerazione, il personale congedato e non sostituito nello stesso periodo di tempo (2007-2017) è pari a 157.828 unità (-10,55%), di cui in particolare: 54.830 nelle funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici), 69.464 nelle funzioni locali e 33.534 nella sanità. Il report della Fp Cgil, poi, prende in considerazione l’ultimo rinnovo dei contratti nazionali pubblici, ovvero il 2009: comparando i dati, si registra così una caduta occupazionale di 43.808 nelle funzioni centrali, di 73.894 nelle funzioni locali, di 45.053 unità in sanità e oltre 3 mila unità nella sola polizia penitenziaria.
Focus occupazione
Nel settore sanitario, e nello specifico delle professioni sanitarie, l’andamento occupazionale tra gli anni 2009 e 2016 ha registrato una perdita di 8.272 medici, 12.031 infermieri, 1.812 operatori di assistenza (operatore socio sanitario, operatore tecnico addetto e ausiliari) e 20.100 lavoratori tra tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Nel settore delle autonomie locali, il report della Funzione pubblica Cgil prende in considerazione l’oscillazione negativa, nello stesso lasso di tempo, registrata dalle unità di polizia locale che sono diminuite di 4.252 unità, sottolineando che questo dato “stride con la richiesta di una maggiore sicurezza urbana”. Inoltre, nel solo ultimo anno di rilevazione (2015-2016) sul totale del personale, stabile e non, le unità di lavoro in meno nelle pubbliche amministrazioni ammontano a circa 5 mila lavoratori in sanità pubblica e oltre 14 mila unità in meno nelle funzioni locali.
In ordine alla stabilità occupazionale, nel 2016 i lavoratori a tempo determinato, nonostante l’avvio delle stabilizzazioni, in sanità sono ancora 33.310 e 26.536 nelle funzioni locali. Nell’ultimo anno aumentano i contratti in somministrazione, che passano in sanità dai 6.137 del 2015 ai 7.400 del 2016, e nelle funzioni locali dai 2.768 ai 3.009. In crescita anche gli incarichi professionali, per i quali (nelle sole funzioni locali e sanità) la spesa passa dai 363 milioni del 2007 ai 397 milioni del 2016. Nelle amministrazioni locali i contratti di studio e consulenza nel 2016 ammontano a 39.243, mentre nel 2007 erano 21.712.
Focus lavoro
Lo studio della Fp Cgil analizza, in una sezione specifica, carichi di lavoro e lavoro in reperibilità. Da sottolineare il passaggio sulle differenze di genere. Guardando al 2016, nelle funzioni centrali i lavoratori part-time sono 16.442, di cui 13.464 sono donne, nelle funzioni locali le donne in part-time arrivano a 35.534 unità e in sanità, a fronte di 2.799 uomini, le donne part-time sono ben 48.848. Lo stesso trend si registra nel lavoro flessibile, inteso come l’insieme di tempo determinato, somministrazione, Lsu e formazione lavoro, dove le donne sono la maggioranza, arrivando a più di 28.000, su un totale di 41.358 in sanità e quasi 24.000 su 40.488 nelle funzioni locali.
Focus età
L’età media del personale è in aumento e nei prossimi anni si prevede un’accelerazione delle uscite. In tutti i comparti si supera l’età media dei 50 anni: in sanità, l’età media è di 50,6 anni, nelle funzioni locali 52,6 anni e nei ministeri 54,5 anni. Lungo questo trend di crescita dell’invecchiamento, le proiezioni mostrano che in tutta la pubblica amministrazione, nel 2020, 262 mila lavoratori si troveranno nella classe 65-67 e 621 mila nella fascia 60-64.
Dall’analisi dei dati, a fine 2016, i lavoratori con più di 60 anni di età erano 124.737 nelle funzioni centrali, 230.057 in sanità e 199.692 nelle funzioni locali. “Possiamo ragionevolmente prevedere che circa il 40% delle lavoratrici e dei lavoratori dei tre comparti presi in esame nei prossimi 3-6 anni potrebbe raggiungere i requisiti per la pensione”, si osserva nello studio della categoria della Cgil, aggiungendo che “per mantenere almeno l’attuale livello dei servizi e delle prestazioni negli stessi comparti è necessario assumere nei prossimi 3-6 anni 550 mila lavoratrici e lavoratori”.
Considerazioni finali
Dalla Fp Cgil una valutazione conclusiva: “La lettura dei dati del Conto annuale e le rilevazioni statistiche sui servizi pubblici confermano quanto denunciamo da anni. Il perimetro d'intervento dei servizi pubblici arretra e il sistema è al collasso, e se non si procede con un piano straordinario di assunzioni di giovani nelle pubbliche amministrazioni le conseguenze saranno inevitabili: ci saranno meno servizi per i cittadini e più privatizzazioni, con il rischio di un aumento delle disuguaglianze”. Il superamento del precariato, il varo di un piano di assunzioni, il cambio della normativa sulle pensioni e il rinnovo di tutti i contratti, con le dovute strumentazioni: questi i passaggi necessari, perché “solo così si potrà invertire il trend negativo, che dura ormai da troppi anni, e dare nuova linfa al lavoro pubblico per servizi efficienti e di qualità”, conclude il sindacato.