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È il sesto anniversario del sisma che ha sconvolto l’Abruzzo provocando 309 vittime. A che punto è la ricostruzione? Sono stati fatti passi avanti? “Purtroppo comincia a esserci parecchia disillusione – ha commentato questa mattina Gianni Di Cesare nel suo intervento su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione ‘Italia Parla’ (qui il podcast) –. A partire dalle questioni relative alla giustizia. Ci sono state sentenze contraddittorie, che alla fine sono diventate di assoluzione e quindi con poche responsabilità accertate e punite. Sia per quanto riguarda il mancato allarme da parte dello Stato, sia per quanto riguarda i palazzi che hanno ceduto così facilmente. La manifestazione che, come ogni anno, si svolgerà la notte del 5 aprile a L’Aquila, sarà sicuramente caratterizzata da questo stato d’animo che è assai diffuso: sono tanti gli striscioni appesi in città che chiedono giustizia”.
Quanto al futuro, Di Cesare ha denunciato il fatto che “il flusso di finanziamenti si è bloccato ormai da quasi un anno dopo l’impulso iniziale che c’era stato anche per merito del ministro Barca. La ricostruzione ha dunque rallentato pesantemente e lo stesso si può dire per le opere pubbliche. Sulle procedure la situazione è complicata e particolare anche se, lo dico facendo gli scongiuri del caso, l'8 aprile si dovrebbe partire. Va però detto che alcune delle opere più importanti, come la ricostruzione del Comune, della Regione e di alcuni edifici pubblici sono ancora molto lontane”.
”È anche grave – ha aggiunto il sindacalista – il fatto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ormai a più di un anno dal suo insediamento non ci ha mai onorato della sua presenza all'Aquila per comprendere quali sono i fatti e qual è l'importanza di questa città per il paese. Non va bene: un premier che dice di voler rilanciare l'economia non può non occuparsi di una questione strategica di tale portata come questa. Per la ricostruzione complessiva sono ancora necessari 20-25 miliardi di euro: sono cifre assai rilevanti”.
“La ricostruzione dell’Aquila – ha detto ancora Di Cesare – può essere una grande occasione per sperimentare. Tutta la programmazione europea si pone la domanda se le città possono diventare volano di un nuovo sviluppo economico: dalla città fordista, occorre passare a una idea innovativa di città. Così come anche nel legame tra città e territorio, i paesi circostanti, ci sarebbe spazio per sperimentare. Di idee in campo ce ne sono, progetti anche, ma tutto ciò deve diventare fatto politico. Si sta creando, infatti, una pericolosa frattura tra la città e i paesi limitrofi. Perché il ritardo che si sconta in città per la ricostruzione, nei paesi è addirittura moltiplicato e si sono aperte le prime tensioni tra gli abitanti di questi paesi e i Comuni”.