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Arriveranno più di 100 pullman, centinaia di auto da tutti i territori dell'Isola per partecipare alla manifestazione popolare promossa per domani, sabato 24 novembre a Cagliari, da Cgil, Cisl e Uil.
L'incontro è previsto in Piazza Giovanni XXIII alle 9.30, per chiedere al Governo e alla Giunta regionale di attuare una svolta profonda e incisiva nelle politiche del lavoro, dello sviluppo e delle riforme.
"L'intero sistema produttivo sardo - affermano Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca, segretari generali per la Sardegna di Cgil, Cisl e Uil – è scosso dalla più grave crisi economica e sociale degli ultimi sessant'anni: l'industria ha perduto più d'un terzo dei suoi addetti, gli occupati in agricoltura sono diminuiti del 12%, mentre anche il terziario, con dati stazionari, mostra chiari segni di difficoltà, soprattutto nel commercio e nel turismo, per il calo dei redditi e dei consumi".
Secondo i sindacati in Sardegna il tasso di disoccupazione sfiora il 15%, un giovane su due non trova lavoro e meno di una donna su tre è occupata, sono circa 130.000 i fruitori di sussidi e ammortizzatori sociali, e altrettanti gli "scoraggiati".
Sono quindi più o meno il 30% delle forze di lavoro della regione che restano inattive, mentre circa 350.000 persone, quasi il 20% dell'intera popolazione sarda, vivono al di sotto della soglia di povertà. Sono dati "spaventosi" per i quali alcuni sociologi hanno paventato la riduzione di un terzo della popolazione sarda entro pochi anni e il completo spopolamento di tanti piccoli comuni interni e delle aree rurali.
"Nell'affermare la centralità di questi temi - sostengono i segretari generali -, risulta evidente la debolezza del Governo regionale, le carenze nella gestione del presente, la mancanza di una visione progettuale del futuro dell'Isola e l'incapacità a sostenerla con scelte chiare e coerenti anche nel rapporto con gli altri livelli istituzionali: questa appare la cifra distintiva del Governo regionale e di un'intera legislatura 'sprecata', che si trascina oramai, stanca e inconcludente, dietro le emergenze del momento".
"Il Governo nazionale - proseguono Costa, Medde e Ticca - non vede questa immagine della Sardegna, con blocchi e tagli di finanza pubblica che ignorano gli svantaggi oggettivi dell'Isola, ne calpesta l'autonomia speciale, negando alla Regione le maggiori entrate dovute in virtù della riforma statutaria del 2007, malgrado il trasferimento dei relativi oneri aggiuntivi. Ne derivano tagli insostenibili sul welfare locale, scaricando i bisogni di protezione sociale sulle sole spalle delle famiglie, aggravando la marginalità dei soggetti più deboli, ad iniziare dagli anziani e pensionati, spesso ormai diventati, paradossalmente, il primo sostegno per altri familiari in difficoltà".