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Per un giorno Foggia e la Capitanata saranno capitale dell’antimafia sociale e istituzionale. La provincia dei 15 morti ammazzati nell’ultimo anno, delle rapine, del racket, di due Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, delle organizzazioni criminali della Piana e del Gargano “spietate e potenti come i casalesi ma molto meno raccontate e note”, per dirla con le parole di Roberto Saviano, è stata scelta dall’associazione Libera – Nomi e numeri contro le mafie, assieme ad Avviso pubblico, come sede della manifestazione nazionale per la XXIII Giornata della Memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che come ogni anno si tiene il 21 marzo. Il programma della manifestazione prevede il ritrovo dalle ore 8 in piazza Cesare Battisti; alle 9 la partenza del corteo che attraverserà la città con arrivo in piazza Cavour. Alle 11 inizio della lettura dei nomi delle vittime e gli interventi conclusivi.
Libera ha scelto Foggia come piazza principale, si legge nel documento dell’associazione di don Luigi Ciotti, “per stare vicino a chi, in Puglia, come in altre Regioni, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. Per valorizzare l'opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in quella terra difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone. Per denunciare la mafia foggiana e le forme di silenzio e complicità che la favoriscono. A sottolineare, non solo simbolicamente, che per contrastare le mafie e la corruzione occorre sì il grande impegno delle forze di polizia e di molti magistrati, ma prima ancora occorre diventare una comunità solidale e corresponsabile”.
Dieci anni dopo Bari la Giornata della Memoria torna in Puglia, e sceglie come titolo “Terra, solchi di verità e giustizia”, anche per richiamare il grave sfruttamento di uomini e donne che purtroppo contraddistingue questa regione soprattutto in agricoltura.
“Foggia è una città sotto attacco delle organizzazioni criminali e ferita da una microcriminalità diffusa alimentata dal grave disagio sociale e dalla mancanza insostenibile di lavoro" afferma Maurizio Carmeno, segretario generale della Camera del lavoro: "Le statistiche ci parla di una provincia con oltre centomila disoccupati, vale a dire uno su quattro se guardiamo alla popolazione in età da lavoro, uno su due se osserviamo il solo dato della forza lavoro. Prosperano le economie illegali, che condizionano lo sviluppo, inquinano il mercato del lavoro, sottraggono risorse alla collettività e in ultimo la rendono poco attrattiva, quando avremmo un disperato bisogno di investimenti imprenditoriali per creare nuova occupazione”.
Nella provincia di Foggia esistono tre mafie. Quella dei cerignolani, dedita per tradizione a eclatanti rapine a blindati portavalori e allo spaccio di stupefacenti. Poi quella del Gargano, che insiste su Vieste, regina delle presenze estive in Puglia, e infatti è attiva con estorsioni ai siti turistici e gestisce il traffico di droga. C’è infine la cosiddetta “Società” foggiana, la mafia della città capoluogo con estensione all’Alto Tavoliere. Una mafiosità di queste organizzazioni attestata da sentenze di condanna per 416-bis e con un giro d’affari impressionante, che non esita a sparare, ammazzare, per difendere i propri insediamenti. E che non si fa scrupolo di uccidere due innocenti agricoltori, colpevoli di essersi trovati sul luogo di un agguato a un esponente di un clan rivale, come accaduto l’estate scorsa a San Marco in Lamis.
“Una mafia che non finisce sui giornali nazionali come accade per i casalesi o per la Locride, per fare due esempi. Eppure non sono meno pericolose, meno pervasive nel tessuto civile ed economico”, commenta Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil pugliese. “Nei documenti del Csm si legge come l’ottanta per cento degli omicidi, circa trecento, commessi in Capitanata dagli anni ottanta a oggi, sono rimasti irrisolti. Una mafia fortemente radicata e dal forte controllo del territorio, tra le poche a non aver annoverato pentiti, con pochissime denunce da parte delle imprese che subiscono estorsioni. In questo contesto parlare di sviluppo diventa difficile. Serve più presenza dello Stato, che deve recuperare fiducia tra i cittadini e gli imprenditori. Spesso è improbo il lavoro dei magistrati, sotto organico, e sono serviti i fatti eclatanti dell’estate scorsa per irrobustire il numero di forze dell’ordine. Foggia da tempo chiede l’istituzione di una sezione della Direzione distrettuale antimafia per meglio gestire la lotta al crimine organizzato".
Grazie alla Giornata della Memoria la Capitanata finisce però sotto i riflettori dei media nazionali, e come ha detto don Luigi Ciotti nel presentare questa edizione “uno dei principali antidoti alle mafie è il lavoro, lotta alla mafia vuol dire lavoro”.
“La Cgil non poteva che essere tra i protagonisti attivi e trainanti di queste giornate: tante le iniziative che in questi mesi hanno aperto riflessioni, confronti, dibattiti con lo scopo di fare del tema della legalità un impegno permanente, e assieme per garantire il massimo di partecipazione alla manifestazione del 21 di marzo, fino ai due focus organizzati a Foggia alla vigilia della manifestazione nazionale, con interlocutori istituzionali su sfruttamento del lavoro in agricoltura e sviluppo in territori dove forte è la presenza delle mafie”, spiega Antonella Morga, della segreteria regionale della Cgil. È lei che ha seguito il confronto con Libera e la vasta rete delle associazioni “che abbiamo coinvolto sin da subito, per costruire presenze, organizzazione e partecipazione. Saremo a Foggia con delegazioni provenienti da tutte le province della Puglia e con la presenza di numerosi dirigenti nazionali della Cgil”.