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Si chiama LampeMusa ed è la prima antibiennale del mondo. Dal 7 settembre al 30 ottobre 22 artisti di 15 diversi Paesi si sono dati appuntamento a Lampedusa, presso il Museo archeologico di Piazza Castello, per esporre le loro opere. “Si tratta un tuffo nella cultura mediterranea dell'emergenza o, se si vuole, di un tuffo nell'Emergenza della cultura mediterranea”, racconta Giacomo Sferlazzo, artista dell'isola, cantautore a cui si deve il titolo LampeMusa. Giacomo è anche l'ideatore del museo dell'immigrazione dell'associazione locale Askavusa e non ci sta a vedere la sua isola considerata dai giornali come un porto senza identità.
“Lampedusa – dice l'artista – è conosciuta per l'emergenza sbarchi ed è stata vittima di una compagna mediatica senza precedenti volta a mettere in cattiva luce l'immigrazione, io penso che in realtà proprio l'immigrazione sia una ricchezza per la nostra nazione. Lo sguardo dell'altro è l'unico che può darci qualcosa di diverso e rimandarci un'immagine di noi accresciuta”.
La mostra - ideata e curata dalla critica d’arte Gaia Serena Simionati – non è solo un ponte tra diversi artisti di paesi in emergenza, ma vuole far conoscere, come si legge nel comunicato “la bellezza dell’isola di Lampedusa, ultimo posto dell’Europa, primo avamposto dell’Africa; per antonomasia una terra di scambio, ponte culturale e lembo di ristoro nel Mediterraneo. Martoriata da giornali, notizie nefaste e dissacranti, spesso ingigantite, l’isola ha bisogno di rivitalizzare l’energia costruttiva e creativa di cui è ricca”.
L'Austria, l’Azerbajan, la Bulgaria, la Georgia, l’Iran, l’Iraq, l’Inghilterra, il Kosovo, la Macedonia, la Palestina, la Svizzera oltre che l’Italia. Sono queste alcune delle terre di provenienza degli artisti venuti a declamare l’Isola Musa. Ognuno di loro ha soggiornato a Lampedusa per un periodo, durante il quale ha realizzato la sua opera, lasciandosi ispirare solo dalla bellezza della natura, senza contaminazione “televisive”. Ad accompagnarli alcuni artisti locali, tra cui appunto Giacomo Sferlazzo, lo scultore Waltertito Mirisola e il fotografo Riccardo Scibetta: “La nostra è una terra ricca di generosità, accoglienza e creatività”, ricorda Giacomo, “ne è dimostrazione la sua gente e la ricchezza della loro ospitalità”.
“Oltre al museo, poi, ci saranno altre sedi che accoglieranno di volta in volta le diverse performances e installazioni, anche a livello ambientale – scrive la curatrice - che coinvolgeranno pescatori, abitanti del luogo e giovani. L’intento è quello di valorizzare un territorio di per sé molto bello, fonte di creatività e ispirazione per tutti, nell’ottica poi di trasferire all’estero la fama dell’isola e convogliare un turismo ancora distante e ignaro delle potenzialità anche culturali dell’incantevole luogo”.
L'antibiennale, da novembre, si sposterà poi a Palermo e a New York, città simbolo di scambi culturali e meticciati. Erano 10 anni che il Museo di Piazza Castello era chiuso al pubblico.